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Rugby, regalò una banana marcia a Cherif Traoré: Nemer squalificato fino alla fine della stagione

27 Gennaio 2023 - 17:12 Redazione
cherif traoré
cherif traoré
L'atleta ammette le sue responsabilità: «Sono fortemente rammaricato da quanto è accaduto, dalla stupidità del mio gesto, dal dispiacere causato ad un amico»

Stagione terminata per Ivan Nemer, pilone della Benetton Rugby che durante il cosiddetto “rituale del Secret Santa” il 20 dicembre scorso aveva regalato – davanti a tutta la squadra trevigiana – una banana marcia al suo compagno di squadra Chérif Traoré. Il tribunale della Federazione Italian Rugby ha infatti deciso di squalificare il rugbista, con alle spalle 11 presenze nella Nazionale azzurra, fino al 30 giugno 2023 per il resto razzista. «La sanzione è stata irrogata dal Tribunale Federale, successivamente alla richiesta di rinvio a giudizio della Procura Federale ed in osservanza del Regolamento di Giustizia FIR e della Regola 18 di World Rugby, sulla base delle indagini svolte in relazione a quanto verificatosi in occasione di un pranzo privato organizzato dagli atleti della Benetton Rugby il 20 dicembre e pubblicamente reso noto a mezzo social media dal compagno di squadra di Ivan Nemer, Cherif Traorè, ed alla successiva richiesta di patteggiamento», si legge nella nota della Federazione sportiva. Oltre alla sospensione di 6 mesi, Nemer dovrà partecipare a un percorso di formazione e sensibilizzazione «su tematiche di integrazione presso una struttura indipendente, che verrà per lui appositamente individuata». Sulla vicenda, denunciata dallo stesso Traoré con un lungo post su Instagram in cui riportava il «gesto offensivo», è intervenuto lo stesso Ivan Nemer che si è detto «rammaricato da quanto accaduto». «Il razzismo – si legge nel comunicato stampa – non ha e non avrà mai alcun ruolo nella mia vita, come non dovrebbe averne nella vita di ognuno di noi. Sono fortemente rammaricato dalla stupidità del mio gesto, dal dispiacere causato ad un amico, dall’aver arrecato danno alla mia squadra, ai compagni, al Paese che rappresento ed al Gioco che amo». E poi ancora: «Quanto è accaduto non mi rappresenta, ma al tempo stesso deve farmi e farci riflettere su quanto ancora debba essere fatto per modificare la nostra cultura, superare gli stereotipi più beceri, avvicinarci gli uni agli altri ancor più di quanto già non accada».

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