Caso Cospito, Palazzo Chigi: «Lo Stato non scende a patti con chi minaccia»

Per Palazzo Chigi «gli attentati non intimidiranno le istituzioni, tanto meno se l’obiettivo è quello di far allentare il regime detentivo più duro per i responsabili di atti terroristici»

«Lo Stato non scende a patti con chi minaccia». È questa la posizione di Palazzo Chigi di fronte agli attacchi del movimento anarchico nei diversi Paesi europei. Da Berlino a Barcellona, fino a Torino, Trento e pure Roma dove questa notte è stata lanciata una bomba molotov contro il distretto di polizia Prenestino della Capitale che ha fatto ipotizzare agli inquirenti un possibile legame tra il gesto e le proteste in solidarietà ad Alfredo Cospito al 41 bis. Il clima di tensione è testimoniato anche dalla busta contenente un proiettile recapitata questa mattina al direttore del Tirreno, Luciano Tancredi. A darne la notizia era stato lo stesso quotidiano livornese, pubblicando l’immagine del foglio a quadretti in cui c’è scritto in maiuscolo, a stampatello, la frase: Se Alfredo Cospito muore i giudici sono tutti obiettivi 2 mesi senza cibo fuoco alle galere. E su tutte queste azioni la posizione della presidenza del Consiglio è chiara: non intimidiranno lo Stato. «Gli attentati compiuti contro la nostra diplomazia ad Atene, Barcellona e Berlino, come pure quello di Torino, le violenze di piazza a Roma e Trento, i proiettili indirizzati al direttore del Tirreno e al procuratore generale Francesco Saluzzo, la molotov contro un commissariato di Polizia: azioni del genere non intimidiranno le istituzioni», ribadisce Palazzo Chigi che sottolinea come lo Stato non scenderà a patti con chi minaccia, «tanto meno se l’obiettivo è quello di far allentare il regime detentivo più duro per i responsabili di atti terroristici».


Nessun passo indietro

Una maggioranza compatta, dunque, che sembra non tener conto della situazione di salute dell’anarchico, 56 enne, detenuto nel carcere di Bancali, a Sassari, in regime di 41 bis e in sciopero della fame da ottobre scorso in segno di protesta contro il carcere duro. «È la Costituzione a indicare la via. Le pene non devono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità. Dunque si cambi il regime penitenziario, si revochi il 41 bis, lo si trasferisca dove ci sia più attenzione alla cura», ha detto il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella, che chiede allo Stato di salvare la vita di Cospito. «Lo sciopero della fame – dice Gonnella – non è un ricatto. Chiunque abbia competenza sul 41 bis di Cospito non si arrocchi chiuso in una idea tragica di pena. Si salvi la vita di Cospito. Si modifichi il suo regime». Lo scorso 25 gennaio Cospito è stato vittima di un incidente in carcere, dopo essere scivolato nella doccia: «Ha perso molto sangue, è debole – ha raccontato il suo medico di fiducia. – Ha difficoltà ad avere una normale termoregolazione corporea». Già prima della caduta, le condizioni di Cospito erano considerate allarmanti da parte del suo medico e del suo legale: «Ha le piastrine molto basse – aveva spiegato Milia – anche un piccolo taglio può provocare una forte emorragia, che, viste le sue condizioni generali di salute e il fatto che non si stia alimentando da cento giorni, può avere conseguenze gravissime». Nel frattempo, il prossimo 7 marzo i giudici dovranno affrontare il ricorso presentato dall’avvocato Flavio Rossi Albertini contro la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Roma, che avare respinto un reclamo contro il carcere duro per quattro anni deciso per l’anarchico.


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