«Alfredo Cospito deve rimanere al 41-bis». Sarebbe questo, secondo le indiscrezioni di fine giornata, il parere espresso dal procuratore generale di Torino Francesco Saluzzo trasferito al ministro della Giustizia Carlo Nordio. Mentre lo scontro politico sul destino dell’anarchico, in sciopero della fame da oltre 100 giorni, non accenna ad attenuarsi, il procuratore generale sembrerebbe non avere dubbi: Cospito, da pochi giorni trasferito dalla Sardegna al carcere milanese di Opera, deve rimane sotto il regime del carcere duro. Una posizione che il ministro Nordio sarà chiamato a valutare e che non lascerebbe alcun spiraglio di alleggerimento. Ma è dalla Procura nazionale antimafia e antiterrorismo che arriva un parere più morbido: «Alfredo Cospito può restare al 41 bis oppure tornare al regime di alta sicurezza, con tutte le dovute cautele», si legge nel documento di una decina di pagine inviato dalla Dna al ministero della Giustizia. Una posizione aperta, che vede nell’applicazione del carcere duro per l’anarchico una decisione fondata ma che lascia la valutazione all’autorità politica di renderla ancora valida e permanente o se prevedere un regime meno duro.
La detenzione a Opera
Nessuna indicazione netta dunque, a differenza di quanto espresso dal procuratore generale di Torino, e che ribadisce la responsabilità del governo sul destino di Cospito. Poche ore fa era stato lo stesso ministro della Giustizia Nordio a parlare del caso in Parlamento, spiegando di essere in attesa dei pareri necessari per prendere una decisione definitiva sulla permanenza ulteriore dell’anarchico al 41 bis o sull’eventuale passo indietro. Intanto Cospito è stato trasferito al carcere di Opera per motivi di salute. «È in un gruppo di socialità composto da tre persone con grandi problemi di salute e quindi è sostanzialmente da solo, 24 ore su 24 relegato all’interno della cella», ha fatto sapere il legale Flavio Rossi Albertini. L’anarchico in sciopero della fame da più di 100 giorni in segno di protesta ha perso finora 45 chili e si troverebbe in precarissime condizioni di salute. Per l’udienza che lo riguarda la Corte di Cassazione ha deciso di anticipare di nuovo la data: dal 7 marzo al prossimo 24 febbraio.
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