Nuova stangata all’orizzonte su diesel e benzina, scatta l’embargo con la Russia: cosa succede ora ai prezzi

Finora l’Ue attingeva da Mosca per coprire circa la metà del suo fabbisogno di gasolio. Ma con lo stop del greggio russo, gli effetti sui costi dei carburanti rischiano di abbattersi di nuovo sugli automobilisti

Brutte notizie potenzialmente in arrivo per gli automobilisti: da oggi, 5 febbraio, scatta l’embargo dell’Unione europea all’importazione di prodotti petroliferi raffinati russi. Ovvero benzina, ma soprattutto diesel. Come ricorda La Stampa, fino ad oggi Mosca ha coperto circa la metà del fabbisogno di gasolio dell’Ue. Il carburante, in attesa della transizione energetica, non alimenta soltanto 16 milioni di auto in Italia, ma anche camion, navi, mezzi militari. Secondo Assoutenti, su alcune tratte autostradali le ripercussioni sarebbero già evidenti, con il gasolio in modalità servito che sarebbe già tornato a superare i 2,5 euro a litro. Ritorna anche lo spettro della speculazione. In una lettera inviata a ministero delle Imprese, Mister Prezzi e Antritrust, infatti, vengono sottolineati gli extraprofitti che le compagnie avrebbero realizzato nel 2022: 1,9 miliardi sulla benzina e 7,4 miliardi sul gasolio.


Cosa succede adesso

Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, prova tuttavia a offrire una rassicurazione: «È molto probabile che la dinamica del gasolio segua quella del greggio, embargato dai Paesi europei dallo scorso 5 dicembre. Grazie alle scorte accumulate nei mesi scorsi e per effetto del meccanismo del price cap, applicato dai Paesi dell’Ue del G7, il mercato dovrebbe mantenere una sua stabilità». Ma il sospiro di sollievo è solo momentaneo, e il futuro dipende dalla Cina: se al momento la crescita del suo Pil è rallentata perché risente ancora delle politiche zero-Covid, si attende il momento in cui il Paese rialzerà la testa. «Questo, combinato alla corsa agli approvvigionamenti a partire dall’autunno, sarà un fattore che potrà influire negativamente sui prezzi del diesel», spiega ancora Tabarelli. Secondo Fge, la società inglese di consulenza sull’energia, l’Europa sostituirà i flussi dalla Russia aumentando le importazioni dagli Stati Uniti e dal Medio Oriente. Con conseguenti aumenti nei prezzi del trasporto per noi, ma netti vantaggi per gli Usa. Già nel 2022 il gas naturale liquefatto, chiamato in parte a sostituire i flussi dalla Russia, ha infatti fruttato loro un cospicuo dividendo, con un aumento dell’export verso l’Europa che è passato da 17.5 a 41.4 milioni di tonnellate.


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