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Moggi, la lettera avvelenata al capo della Figc: perché parlava con Pessotto. La bordata a Gravina sulla chiamata prima di Calciopoli

05 Febbraio 2023 - 08:42 Redazione
L'ex Dg della Juve, radiato per lo scandalo Calciopoli, punge Gabriele Gravina e quell'avvertimento su «qualcuno che stava tramando» contro di lui

È una lettera fiume scritta a tarda sera e piena di veleni quella di Luciano Moggi al presidente della Figc Gabriele Gravina, dopo l’apertura dell’inchiesta sull’ex dg della Juventus beccato a bordo campo a chiacchierare con Gianluca Pessotto in occasione di Napoli-Juve del campionato Primavera a metà gennaio scorso. Radiato dopo lo scandalo Calciopoli, su Moggi pende il divieto di accedere ai campi di gioco in occasione di partite della Figc. Il procuratore federale Giuseppe Chiné ha aperto un’inchiesta, per la quale è stato già sentito il coordinatore della giovanili dei bianconeri Pessotto.

La chiacchiera con Pessotto

L’idea dell’ex dirigente juventino è che la vicenda sia sostanzialmente montata ad arte, inutilmente. Dice di conoscere bene «le regole che vietano alle persone radiate di stare ai bordi del campo» per le gare federali. «Mi sono guardato bene dall’infrangere dette regole», perciò assieme a Luigi Palumbo e Giacomo Novello «non conoscendo il posto, abbiamo chiesto agli inservienti di accompagnarci in tribuna. Nel tragitto, Moggi e i suoi amici sono passati dalla pista di atletica, finché all’ingresso della tribuna ha incontrato Pessotto, «che ho salutato calorosamente essendo stato un mio giocatore». Con lui si sarebbero poi intrattenuti a chiacchierare direttamente in tribuna, dove Pessotto ha raggiunto il suo ex dirigente. Moggi accusa Chiné di aver diffuso alla stampa la notizia dell’inchiesta prima che sentisse chi davvero poteva informarlo su quel che è avvenuto. A cominciare non tanto dal dirigente della squadra ospite di quella partita, ma magari «gli inservienti napoletani che ci accompagnarono all’ingresso della tribuna dalla curva della pista di atletica, perché gli avrebbero sicuramente risposto che era una guida per chi non conosceva il percorso. E tutto sarebbe finito li. Per cui, caro Gravina, dovrebbe far pagare proprio a Chinè le spese fatte per mandare a Torino la persona che avrebbe interrogato Pessotto. Certamente né Chinè, né nessun altro potrà mai impedirmi di salutare una persona che ha fatto parte del mio percorso calcistico».

Le accuse su Calciopoli

Moggi non risparmia attacchi personali a Gravina, ripescano in particolare le vicende di Calciopoli che lo hanno formalmente messo al bando dal mondo del calcio. E al capo della Figc di oggi, all’epoca responsabile della Nazionale Under 21, l’ex dg bianconero lancia una frecciata avvelenata: «Lei, Presidente, che ha ricevuto brevi manu la “chiavetta” dove sono racchiuse le intercettazioni dei personaggi che in quel tempo avevano inquinato il calcio, che al tempo in cui stava alla guida della Under 21, mi informò di come qualcuno stesse tramando contro il sottoscritto, deve adesso dare la vera motivazione della radiazione. Si faccia coraggio Presidente, si ricordi che la paura è una pessima consigliera che prima o poi fa pagare il conto».

La lettera di Luciano Moggi a Gabriele Gravina

Per Gravina Gabriele

Egregio signor Presidente,

Faccio seguito alla grande enfasi con la quale è stato divulgato, a mezzo stampa, l’interrogatorio di Pessotto, reo di avermi incontrato, dice naturalmente Chinè, ai bordi del campo di Cercola, un sobborgo di Napoli, in occasione della partita di Campionato primavera Napoli-Juventus. Siccome conosco bene le regole che vietano alle persone radiate di stare ai bordi del campo, in occasione di gare organizzate dalla FIGC, mi sono guardato bene dall’ infrangere dette regole e, in compagnia di Luigi Palumbo e Giacomo Novello, non conoscendo il posto, abbiamo chiesto agli inservienti di accompagnarci in tribuna. Il “viaggio” con la guida è cominciato dalla curva della pista di atletica leggera ed è continuato fino alla porta d’ingresso della tribuna, dove ho incontrato il sig. Pessotto che ho salutato calorosamente essendo stato un mio giocatore, dopo di che sono salito in tribuna con i miei due amici, raggiunto successivamente dal Pessotto stesso con il quale mi sono intrattenuto ulteriormente a parlare dei nostri tempi. Probabilmente per questo il dr. Chinè si è sentito autorizzato ad informare la stampa ancor prima di procedere all’interrogatorio di chi poteva informarlo realmente su quanto avvenuto. Allora Lei, signor Presidente, deve informare il dr. Chinè che la posizione del radiato vieta di stare ai bordi del campo durante una partita Figc,ma non vieta assolutamente di salutare e parlare con una persona che si conosce, che ti capita di incontrare. E dovrebbe anche fargli capire che la radiazione significa divieto di essere inserito nei ruoli federali ed io sono ben felice di non farne parte visto lo stato attuale cui è ridotto il nostro calcio dopo l’allontanamento di quelle persone che avevano contribuito, con i propri giocatori, a far vincere il titolo mondiale del 2006, visto, oltretutto, che a fare il team Manager della Nazionale c’è Oriali condannato a suo tempo dalla Giustizia sia sportiva che ordinaria per aver falsificato una patente per fare il passaporto falso a Recoba con documenti “reperiti” alla motorizzazione di Latina, città nella quale si trovava a quel tempo proprio Chinè nelle vesti di magistrato.

Trattandosi poi di una partita, Napoli-Juventus, in un campo esterno abbastanza sconosciuto, resta difficile (o facile..?) anche capire il perché Chinè abbia inteso interrogare prima Pessotto, anziché gli inservienti napoletani che ci accompagnarono all’ingresso della tribuna dalla curva della pista di atletica, perché gli avrebbero sicuramente risposto che era una guida per chi non conosceva il percorso. E tutto sarebbe finito li. Per cui, caro Gravina, dovrebbe far pagare proprio a Chinè le spese fatte per mandare a Torino la persona che avrebbe interrogato Pessotto. Certamente né Chinè, né nessun altro potrà mai impedirmi di salutare una persona che ha fatto parte del mio percorso calcistico.

Di conseguenza, signor Presidente, preferisco riferirmi a Lei che sovrintende, perché suggerisca a Chinè la prudenza necessaria prima di prendere simili provvedimenti che, passati attraverso la stampa, colpiscono l’ego della persona che, oltretutto, è colpevole soltanto di aver partecipato “ad un campionato regolare, con nessuna partita alterata“, questo disse la sentenza del processo sportivo, mentre il prof. Serio ,che lesse la sentenza, parlò di un dispositivo che si innescava sul sentimento popolare. E questo fu confermato dal maresciallo dei carabinieri della caserma di via Inselci, proprio quella del maggiore Auricchio, che, forse preso dal rimorso, concesse un’intervista al Corriere dello Sport chiedendo l’anonimato (ma si sa chi è, per adesso vi diamo solo le iniziali: S.N) e parlò di “un processo che non aveva niente che potesse tenerlo in piedi”. Lei, Presidente, che ha ricevuto brevi manu la “chiavetta” dove sono racchiuse le intercettazioni dei personaggi che in quel tempo avevano inquinato il calcio, che al tempo in cui stava alla guida della Under 21, mi informò di come qualcuno stesse tramando contro il sottoscritto, deve adesso dare la vera motivazione della radiazione. Si faccia coraggio Presidente, si ricordi che la paura è una pessima consigliera che prima o poi fa pagare il conto. D’altra parte non oso pensare a cosa può riservarmi il futuro anche perchè dopo la radiazione, di peggio può esserci solo la fucilazione. Sono naturalmente i pensieri della sera, anzi della notte, rifletta Presidente, rifletta!! Domani (oggi, ndr) provvederò a trasferire nei giornali queste mie riflessioni notturne.

Luciano Moggi

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