Zaniolo è ammalato di stress e deve stare a casa 30 giorni. È un problema anche per i turchi che volessero prenderlo

Offerta last minute per il giocatore in rotta con la Roma dal Galatsaray. Ma che fine farebbe la diagnosi medica certificata se lo scambio andasse in porto?

Il tormentato rapporto tra Nicolò Zaniolo e la Roma potrebbe trovare finalmente una soluzione: quando ormai non sembrava esserci via d’uscita al muro contro muro tra il calciatore e la società, infatti, si è affacciata da Istanbul l’offerta del Galatasaray, uno dei pochi club che ancora possono acquistare dei giocatori, in quanto nel campionato turco Il calciomercato invernale chiude molto tardi (l’8 febbraio). Mentre la trattativa con i turchi sta per entrare nel vivo, ci permettiamo di sollevare una questione: se Zaniolo e la Roma accetteranno l’offerta, che fine farà il certificato medico presentato dal calciatore per giustificare la sua assenza dagli allenamenti? Zaniolo al momento è, infatti, un lavoratore assente per malattia; come molti organi di stampa hanno raccontato, il 31 gennaio scorso il giocatore avrebbe presentato alla dirigenza della Roma un certificato medico, nel quale sarebbe diagnosticata una malattia dovuta a motivi psicofisici, curabile con un periodo di assoluto riposo di 30 giorni. Sempre secondo quanto raccontato da diversi organi di stampa, la Roma avrebbe convocato il calciatore a Trigoria – dove si allena la squadra – per svolgere alcuni accertamenti medici e ha preso atto della patologia clinica denunciata dal calciatore e dal suo medico di fiducia; la Società ha tuttavia fissato delle visite periodiche per capire l’evoluzione della malattia. Nel frattempo, Zaniolo può stare a casa e non risulta assente ingiustificato dal posto di lavoro, come qualsiasi altro lavoratore dipendente che presenta un valido certificato medico.


Che fine farebbe la diagnosi al Galatasaray?

Ci chiediamo che fine farebbero la diagnosi di stress (e la relativa cura di 30 giorni di riposo) se la trattativa tra il giocatore giallorosso e i turchi del Galatasaray andasse a buon fine: a rigore di logica, Zaniolo dovrebbe continuare a seguire la terapia di riposo prescritta dal medico, potendo iniziare a calcare i campi di allenamento solo alla fine dei 30 giorni prescritti. Se invece, come gli auguriamo, il trasferimento avesse un effetto talmente positivo da causare una guarigione improvvisa, ci sarebbe da interrogarsi sulla precisione della diagnosi e della prognosi. Sicuramente non sarà questo il caso, ma è fatto notorio che nel mondo del lavoro c’è l’abitudine, molto diffusa, di usare in modo disinvolto i certificati medici per giustificare le assenze. Chi non ricorda la leggendaria battuta di Checco Zalone in Cado dalle nubi, quando, per organizzare una settimana di vacanze, spiegava al suo interlocutore, il grande Ivano Marescotti, che non gli servivano le ferie: «Mi prendo una settimana di malattia, ti faccio fare il certificato da un mio amico medico. Mio cugino sta girando il mondo con un certificato medico falso».


Una prassi molto deprecabile che si diffonde anche grazie ad alcuni medici che, con troppa facilità, accettano di prescrivere le patologie che fanno comodo ai “pazienti”, come se questi potessero ordinare il certificato più comodo alle proprie esigenze lavorative. Sarebbe una bel segnale contro gli abusi se Zaniolo tenesse fede al suo certificato medico anche in caso di trasferimento al Galatasaray: lo stress da lavoro, il mobbing e i problemi psicofisici sono problemi seri, che difficilmente possono guarire dal giorno alla notte, anche in presenza di un nuovo fiammante contratto milionario. Problemi che rovinano la vita delle persone, che non possono mai essere citati impropriamente da pazienti e medici per coprire altri problemi che con la medicina non c’entrano nulla.

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