Cospito, l’allarme del medico di fiducia: «Basta un attimo perché tutto precipiti, ma non si ferma»

Secondo il medico Andrea Crosignani, l’anarchico è arrivato a pesare solo 71 chili ma si regge sulle sue gambe

Alfredo Cospito pesa 71 chili ed è a rischio di edema cerebrale e aritmie cardiache potenzialmente fatali. Lo riferisce il medico della difesa Andrea Crosignani dopo la visita effettuata oggi nel carcere di Opera, a Milano, dove l’anarchico è stato trasferito a gennaio proprio a causa delle precarie condizioni di salute. Cospito, attualmente detenuto al regime di 41 bis, è in sciopero della fame dallo scorso ottobre. Una forma di protesta per chiedere una revisione drastica della propria pena e la revoca del cosiddetto «carcere duro». Nelle scorse settimane, la sua vicenda giudiziaria si è trasformata anche in un caso politico e ha portato a decine di manifestazioni anarchiche sia in Italia che all’estero. In base a quanto riferito oggi dal suo medico, Cospito «è determinato ad andare avanti con la protesta. È lucido e cammina sulle proprie gambe», nonostante le sue condizioni restino «serie». Il consulente, infatti, ha detto che per il momento «i parametri tengono, ma quando si arriva a questa situazione ci vuole veramente poco perché la situazione precipiti, anche senza che ci siano segni particolari di allarme».


«È ancora lucido e determinato»

Quando Cospito è entrato per la prima volta nel carcere di Sassari, pesava 117 chili. Oggi ne pesa 71. Tutte le sue speranze sono nell’udienza del prossimo 24 febbraio, quando la Cassazione dovrà decidere se confermare o revocare il 41-bis per l’anarchico. «La sua situazione da un punto di vista fisico è di importante debilitazione ma è presente a se stesso, lucido e determinato», ha ribadito oggi Crosignani dopo la sua visita a Cospito. Nel corso delle ultime settimane, il detenuto anarchico ha rifiutato più volte di sottoporsi a una visita psichiatrica. Se le sue condizioni fisiche dovessero peggiorare, per Cospito potrebbe scattare il cosiddetto «piano Omega», vale a dire il trasferimento all’ospedale San Paolo di Milano. Lì, una volta ricevuto l’ok di due medici e del sindaco Giuseppe Sala, l’anarchico potrebbe essere sottoposto a Trattamento sanitario obbligatorio (Tso) con alimentazione forzata.


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