Cile, il mistero della morte di Pablo Neruda: «Fu avvelenato». I nuovi esami confermano la versione della famiglia del poeta

Un team di esperti ha confermato la presenza di una tossina che ne avrebbe causato la morte

Pablo Neruda, il poeta cileno e Nobel per la Letteratura, sarebbe morto per avvelenamento. A confermarlo sarebbe una nuova analisi condotta da un pool di esperti internazionali di medicina legale. I loro esami avrebbero confermato la presenza di una tossina, rinvenuta per la prima volta in un molare qualche anno fa, che ne avrebbe causato la morte il 23 settembre 1973. Ad anticipare i risultati dello studio, che dovrebbe essere pubblicato il 15 febbraio, è Rodolfo Reyes, nipote di Neruda, che da anni si batte pubblicamente per contestare la versione ufficiale fornita dal Cile sulla morte del poeta. «Adesso sappiamo che il clostridium botulinum non avrebbe dovuto essere presente nelle ossa di Neruda. Cosa significa? Che è stato assassinato nel 1973 da agenti dello Stato cileno», ha detto oggi Reyes ai giornalisti. Se, come sembra, il documento degli esperti confermerà la presenza della tossina, potrebbe trattarsi della prova definitiva che la morte Neruda sia stata in realtà un omicidio politico.


L’impegno politico di Neruda

Secondo la versione ufficiale del governo cileno, il poeta morì di cancro alla prostata e denutrizione. Le circostanze della sua morte, però, hanno sempre alimentato i dubbi sulla veridicità di questa versione. Neruda, infatti, è morto soltanto qualche giorno dopo il golpe militare di Augusto Pinochet del 1973, mentre stava per partire per l’esilio. Alla sua attività di poeta, che nel 1971 gli è valsa la vittoria del Nobel per la Letteratura, Neruda ha sempre affiancato un forte impegno politico. Nel 1970, si è anche candidato (senza successo) a diventare presidente del Cile, mentre nel 1973 ha appoggiato il governo socialista di Salvador Allende, poi rovesciato con la forza proprio da Pinochet. Neruda ha sempre aderito pubblicamente al comunismo. Un posizionamento politico che gli è costato anche censure e persecuzioni, come quando negli anni Quaranta e Cinquanta si imbarcò in un lungo esilio per sfuggire al governo autoritario di Gabriel González Videla.


La riesumazione del corpo

Le indagini per chiarire la vera causa della sua morte sono cominciate soltanto una decina di anni fa, quando un giudice cileno ha ordinato la riesumazione dei resti del poeta. A far riaprire il capitolo giudiziario è stata la rivelazione di Manuel Araya, autista del giudice, che ha raccontato di aver ricevuto una telefonata dello stesso Neruda, poche ore prima della sua morte, in cui il poeta diceva di essere stato avvelenato durante il suo ricovero in ospedale. Alcuni campioni dei resti di Neruda sono stati inviati a quattro Paesi per essere analizzati. Nel 2015, il governo cileno ha detto che era «altamente probabile che una terza parte» fosse responsabile della sua morte. Lo studio anticipato oggi dal nipote Reyes, e che dovrebbe essere presto reso pubblico, potrebbe mettere la parola fine sul mistero della morte di uno degli scrittori più famosi del Novecento.

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