In Evidenza Cop29Donald TrumpGoverno Meloni
ATTUALITÀCaso RubyCorruzioneInchiesteLombardiaMilanoOlgettineSilvio Berlusconi

Ruby ter, la procura di Milano è già pronta al ricorso in appello. Gli anni di scontri giuridici dietro l’assoluzione di oggi

15 Febbraio 2023 - 18:36 Sara Menafra
Caso Ruby
Caso Ruby
La decisione di oggi era scontata almeno da un anno e mezzo. Ed è già scontato che la vicenda sia destinata a proseguire

La notizia dell’assoluzione per Silvio Berlusconi e altri 25 indagati dal processo Ruby ter è arrivata stamattina, 15 febbraio, come fosse novità assoluta. In realtà, vista la nota del presidente del tribunale di Milano, Fabio Roja, era molto difficile che il processo per corruzione in atti giudiziari nei confronti del Cavaliere e di altri potesse arrivare a buon fine. E tutto era piuttosto chiaro fin da quando, nel novembre 2021, il tribunale che oggi ha assolto tutti ha dichiarato che le “olgettine” non potevano essere accusate di corruzione in atti giudiziari perché già a metà dei processo Ruby 1 avrebbero dovuto essere indagate e sentite in aula non come testimoni ma come indagate in procedimento connesso per concorso in induzione alla falsa testimonianza. Questo cambiamento fa ovviamente crollare l’intera accusa di corruzione in atti giudiziari: il reato, infatti, si regge sul presupposto che il corrotto, in qualità di testimone, assuma la qualifica di pubblico ufficiale. Se il testimone non è più tale, cade tutto.

Conviene tenere un occhio al calendario, perché l’intera vicenda accade 12 anni fa. Il 15 febbraio del 2011 infatti, Silvio Berlusconi viene rinviato a giudizio per prostituzione minorile, con l’accusa – da cui poi verrà assolto in via definitiva e con formula piena – di aver avuto rapporti “retribuiti” con Karima Mahroug, Ruby, ancora 17enne. Nell’ambito del processo vengono ascoltate alcune invitate alle “feste” a casa dell’ex premier che negano avvenisse qualcosa di poco commendevole. Vengono ammesse come testimoni nel novembre 2011, ma scrive oggi il tribunale di Milano, avrebbero dovuto essere indagate – e quindi non sentite più come testimoni – dall’aprile 2012 quando emergono alcuni elementi sul fatto che potrebbero essere pagate. Il primo processo finisce dunque in un nulla di fatto, ne nasce un secondo per gli “organizzatori” delle cene, e poi un terzo, parzialmente scorporato in processi minori, per corruzione in atti giudiziari contro Berlusconi e alcune di queste invitate. Il Ruby ter.

Il fatto che le ragazze siano testimoni non verrà mai messo in discussione, nemmeno nelle ripetute sentenze di assoluzione. Eppure, nel novembre 2021, in seguito ad una eccezione della difesa, i giudici Tremolada-Gallina-Pucci annullano l’acquisizione dei verbali delle ragazze nel processo Ruby ter, scrivendo che “erano persone sostanzialmente ‘indagate'” e dunque le dichiarazioni rese sono affette da “inutilizzabilità assoluta per violazione delle garanzie di legge poste a presidio del divieto di autoincriminazione”. La decisione stravolge il processo in modo drammatico. In quella stessa udienza, il 3 novembre 2021, dovevano essere calendarizzate le audizioni in aula per tutte. Ma i loro avvocati, a quel punto, dicono che non serve più e che non vogliono parlare.

La procura, Tiziana Siciliano e Luca Gaglio, insiste in aula che si resta testimoni anche dopo essere stati pagati e che si “inzia” ad esserlo almeno da quando si è inseriti nell’elenco dei testimoni. Ma nulla da fare, il tribunale non cambierà più la sua interpretazione. Ed è già chiaro che la procura intenda impugnare la decisione di oggi per aprire l’ennesimo capitolo di una saga giudiziaria che dura appunto da 12 anni.

Leggi anche:

Articoli di ATTUALITÀ più letti