Enti sdoppiati per licenziare più facilmente? La Fondazione del marito della ministra nega tutto: «Campagna d’odio del Fatto Quotidiano»

La Fondazione Studi del Consiglio nazionale dei Consulenti del Lavoro replica all’inchiesta del quotidiano che ieri aveva adombrato manovre contro i diritti dei lavoratori

Ieri aveva fatto discutere la notizia che metteva nel mirino la “Fondazione Studi” del Consiglio nazionale dei Consulenti del Lavoro, ente presieduto negli anni passati dall’attuale ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone. L’accusa, mossa da alcuni ex dipendenti che ne hanno parlato con il Fatto Quotidiano, era che Rosario De Luca, presidente della Fondazione nonché marito di Calderone, nel 2018 avsse creato un’omonima srl – la “Fondazione Studi consulenti del lavoro srl” appunto – per poter effettuare licenziamenti in modo più facile e meno oneroso. La Fondazione Studi Consulenti del Lavoro è infatti socia unica della società a responsabilità limitata che porta il suo stesso nome: con lo sdoppiamento nessuna delle due entità ha più di 15 dipendenti in organico. La vicenda raccontata da Franz Baraggino e Thomas Mackinson è al centro di una causa al Tribunale del Lavoro di Roma. Oggi, 18 febbraio, è arrivata la risposta della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, che parla di «illazioni» ai suoi danni «suffragate soltanto da affermazioni anonime». Una vera e propria «campagna d’odio» sarebbe stata messa in campo dalla testata, si legge nella nota diffusa dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, che a suo avviso «intacca la onorabilità della professione e dei singoli individui». Nel comunicato viene inoltre menzionato l’avvio di «un’azione compulsiva di pedinamenti, telefonate, messaggi privati che hanno leso la privacy dei dipendenti e dei dirigenti, che si sono visti aggredire nella loro intimità».


«Un attacco politico»

Si entra poi nel merito della vicenda: «La costituzione della Fondazione Studi Srl – risalente al 2018, ben 5 anni fa, e di cui Fondazione Studi è socio unico – è stata deliberata per tenere separate le attività istituzionali da quelle commerciali, soggette a separata contabilità, scelta operata ai fini di una migliore compliance normativa». La tesi sostenuta nell’articolo del Fatto, dunque, viene bollata come «una pura invenzione necessaria agli estensori degli articoli per dare sostegno alla motivazione politica della loro azione». «La riprova si ha – prosegue il messaggio – dalla minima mobilità dei lavoratori che nella storia delle due Fondazioni ha portato ad avere solo due situazioni di contenzioso, di cui una conciliata per espressa richiesta del Giudice e l’altra avviata nella medesima direzione, sempre su impulso del Giudice». La nota si conclude ribadendo che «i Consulenti del Lavoro promuovono il lavoro etico, riaffermano il dovere di rispettare le regole e sono esempio di legalità». E dunque le affermazioni circolate a mezzo stampa, non solo vengono ritenute «generiche e diffamatorie», ma anche lesive «dell’onorabilità della categoria». In assenza di rettifica, è la chiosa finale, «saranno valutate le azioni più opportune a tutela dell’immagine e del buon nome dei Consulenti del Lavoro».


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