Il governatore di Bankitalia Ignazio Visco indagato a Brescia per il Monte dei Paschi di Siena

L’inchiesta per abuso d’ufficio per Rocca Salimbeni. Sotto accusa la gestione del caso da parte di Palazzo Koch

Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco è indagato a Brescia nell’inchiesta per abuso d’ufficio sul Monte dei Paschi di Siena. Il nome di Visco, fa sapere oggi La Verità, si trova insieme a quelli di banchieri, funzionari e magistrati. Nei confronti del numero 1 di Palazzo Koch l’ipotesi di reato fa riferimento all’articolo 2621 del Codice civile: false comunicazioni sociali. Riguarda presunte omissioni che si sarebbero verificate tra il 2012 e il 2015. L’inchiesta è nata da un esposto sulla gestione Profumo-Viola. E nel fascicolo d’indagine ci sarebbe anche il nome di un pubblico ministero. Nel verbale della denuncia si legge presentata dal consulente di fondi Giuseppe Bivona si legge che «per tre anni Bankitalia ha ricevuto 27 esposti in cui si informavano i vertici che Profumo e Viola stavano falsificando i bilanci di Mps». Come? Contabilizzando cinque miliardi di derivati come investimenti in titoli di Stato.


L’esposto

Nonostante queste informazioni via Nazionale non avrebbe mosso un dito per fermare i vertici di Rocca Salimbeni. In questa indagine la situazione di Visco è connessa a quella dell’ex procuratore di Milano Francesco Greco. Per il quale la procura ha chiesto l’archiviazione. Il 12 aprile è prevista l’udienza di opposizione alla richiesta. Altri tre magistrati – Stefano Civardi, Mauro Clerici, Giordano Baggio – hanno già ricevuto l’archiviazione. Se dovesse cadere anche l’accusa nei confronti di Greco i magistrati di Brescia restituirebbero gli atti a Milano. La procura bresciana infatti indaga per competenza sui magistrati di Milano. Mentre la posizione di Visco, fa sapere Tobia Di Stefano, resta aperta.


L’indagine

L’articolo 2621 prevede che «gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari, i sindaci e i liquidatori, i quali, al fine di conseguire per sé o per altri un ingiusto profitto, nei bilanci, nelle relazioni o nelle altre comunicazioni sociali dirette ai soci o al pubblico, previste dalla legge, consapevolmente espongono fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero, ovvero omettono fatti materiali rilevanti la cui comunicazione è imposta dalla legge sulla situazione economica, patrimoniale o finanziaria della società o del gruppo al quale la stessa appartiene, in modo concretamente idoneo ad indurre altri in errore, sono puniti con la pena della reclusione da uno a cinque anni».

Gli altri indagati

Tra gli altri a Brescia risultano indagati, con l’ipotesi di falsa testimonianza (articolo 372 del codice penale), i funzionari della Consob Guglielmina Onofri e Maria Antonietta Scopelliti. E i funzionari di Bankitalia Carmelo Barbagallo e Mauro Parascandolo. Insieme al consulente della procura Francesco Corielli e Riccardo Quaglia. Per falsa testimonianza con l’aggiunta della frode processuale (articolo 374 del codice penale) è, poi, iscritto nel registro degli indagati il consulente della Procura di Milano Roberto Tasca.

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