TikTok risponde alla stretta Ue: «Pechino non ci ha mai chiesto niente: avremmo rifiutato»

A parlare dopo la richiesta della Commissione europea di rimuovere l’app da tutti i dispositivi aziendali, è il manager Sud Europa della piattaforma social Giacomo Lev Mannheimer

«Siamo una piattaforma globale, TikTok non è presente in Cina, i nostri dati non sono in Cina, il management non è in Cina». Così il social più amato delle nuove generazioni si difende dalla decisione della Commissione europea di chiedere ai propri dipendenti di rimuovere l’app da tutti i dispositivi aziendali. «Gli investitori non sono cinesi», chiarisce ancora ad Ansa il responsabile relazioni istituzionali Sud Europa di TikTok Giacomo Lev Mannheimer. Il riferimento è al timore dell’Ue sulla mancata tutela dei dati, già motivo di avvertimento al Ceo della piattaforma Shou Zi Chew sulla necessità di attenersi a pieno al Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr). «Abbiamo sempre dichiarato pubblicamente che il Governo cinese non ci ha mai chiesto acceso ai dati e se lo facesse non glielo accorderemmo», ha continuato Lev Mannheimer. Il rappresentante della piattaforma si dice sorpreso della decisione della Commissione, spiegando ancora nel dettaglio l’estraneità della Cina sul trattamento dei dati europei: «I dati degli utenti europei di Tiktok sono in un data center negli Stati Uniti e un data center di backup a Singapore. Non sono conservati né in Cina, né altrove».


«Il regolamento non prevede alcun limite geografico per l’accesso ai dati»

Il manager ricorda le imminenti aperture di altri tre data center in Europa e chiarisce sulle dichiarazioni di TikTok risalenti allo scorso novembre sull’accessibilità dei dati social dal quartier generale in Cina: «Il regolamento generale sulla protezione dati stabilisce un principio di minimizzazione degli accessi, dove ciò che conta è che l’accesso sia giustificato e che sia il minimo indispensabile». E ancora: «Per trasparenza abbiamo pubblicato l’elenco dei Paesi da cui i nostri dipendenti possono aver accesso», continua. Ma è proprio il collegamento con il colosso cinese a impaurire l’Ue. Sull’eventualità di separare completamente le attività che la società ha in Europa da quelle della Cina, il manager di TikTok risponde: «Siamo una piattaforma globale. Questo comporta che anche i contenuti prodotti in Europa siano accessibili. Anche il Gdpr, il Regolamento generale sulla protezione dei dati, non prevede un limite geografico di accesso ai dati».


La stretta Ue

Poche ore fa la Commissione Ue ha ufficializzato l’ulteriore stretta sulla piattaforma cinese. La richiesta confermata è quella di cancellare TikTok sia sui dispositivi aziendali che su quelli personali con accesso al servizio di telefonia mobile della Commissione stessa. «La Commissione europea è un’istituzione e come tale ha un forte focus sulla protezione della sicurezza informatica ed è su questo che abbiamo preso questa decisione», ha spiegato il commissario Ue per il Mercato interno Thierry Breton. «Siamo estremamente attenti a proteggere i nostri dati». Una decisione simile era stata presa pochi mesi fa anche dagli Stati Uniti: la piattaforma è stata proibita su cellulari, tablet e computer dei dipendenti dei governi statali. Scelta radicale arrivata dopo il licenziamento di quattro dipendenti di ByteDance, la società madre di TikTok, che avrebbero fatto accesso in modo illegale ai dati personali di due giornaliste statunitensi.

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