Usa, le università vietano TikTok: «Minaccia la cybersicurezza. Proteggiamo le informazioni sensibili»

Gli studenti sollevano dubbi sull’efficacia della misura: basta usare la connessione dati per tornare a usare l’app, che spesso è mezzo di promozione degli atenei e delle attività proposte

Oltre agli organi governativi, anche alcune università degli Usa stanno iniziando a proibire l’uso di TikTok. E non solo dai dispositivi del personale, ma anche da quelli connessi alla rete wifi degli atenei. Il timore che serpeggia oltreoceano è che l’app della cinese ByteDance possa essere usata dal governo di Pechino per raccogliere e poi impiegare le informazioni sensibili ottenute dagli utenti. La stessa preoccupazione sembra essere condivisa anche dal Copasir, che su TikTok ha aperto un’indagine conoscitiva per determinare cosa venga fatto con i dati ottenuti dal miliardo di persone iscritte al social network. Alcuni dei più noti atenei a proibire l’applicazione sono stati la Auburn University, in Alabama, la Idaho State University e la Boise State University, in Colorado. La Auburn, citata dal New York Times ha giustificato così il divieto: «Per proteggere informazioni sensibili e per ridurre le potenziali minacce alla cybersicurezza correlate all’uso di TikTok».


L’opinione degli studenti

Alcuni istituti hanno interrotto in itinere la creazione di profili TikTok universitari. E gli studenti esprimono dubbi circa la gli effetti negativi che il divieto può avere sulla promozione delle università, sia per chi le vive dall’interno sia per chi le vive dall’esterno. Per gli atenei, non avere un profilo TikTok significa incontrare maggiori difficoltà nell’intercettare possibili nuovi iscritti. Secondo il quotidiano della Grande Mela, due terzi degli adolescenti statunitensi usa l’app. Ma vuol dire anche avere una cassa di risonanza più piccola per amplificare i successi delle proprie società sportive, delle proprie confraternite, dei giornali, delle tv e delle radio, universitarie. Tuttavia, gli studenti intervistati dal New York Times non sono certi dell’efficacia dei divieti all’interno delle università. Inoltre, alcuni ragazzi fanno notare come sia sufficiente utilizzare la connessione mobile, anziché quella wifi per poter tornare a scrollare video sulla piattaforma. Ma almeno non sulla stessa rete utilizzata dai ricercatori e le istituzioni delle università.


Gli Usa vs TikTok

In diversi casi, il divieto delle università arriva in seguito a quello dei governi federati. Al momento sono 19 gli Stati che, spesso anticipando Washington, hanno imposto il ban della piattaforma cinese dai dispositivi governativi, temendo non solo le fughe di dati, ma anche che TikTok possa diventare il potenziale veicolo di propaganda cinese diretta ai cittadini statunitensi. Da due anni l’amministrazione Biden sta trattando con la piattaforma sulla questione, ma la situazione ha visto un’accelerazione quando si è saputo che due dipendenti della piattaforma hanno avuto accesso ai dati dei cittadini statunitensi – tra cui due giornaliste del Financial Times – che potrebbero aver condiviso indebitamente.

La risposta del social

Dal canto suo, TikTok si è detta «particolarmente dispiaciuta di vedere le conseguenze collaterali di politiche adottate di fretta che ora iniziano a mostrare i loro effetti anche sulle università e sulla loro capacità di attrarre studenti, creare comunità, gruppi, pubblicazioni per il campus». A parlare con il New York Times è stato Jamal Brown, portavoce del social. «Siamo delusi nel vedere che così tanti Stati stiano saltando sul carro del vincitore politico. Queste regole non migliorano la cybersicurezza e sono basate su falsità prive di fondamento», ha dichiarato Brown.

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