Lollobrigida vuole più immigrati, ma regolari: «C’è una richiesta di forza lavoro che non riusciamo a colmare anche a causa del Reddito di cittadinanza»

Il ministro dell’Agricoltura annuncia nuovi interventi sui flussi migratori, anche per sopperire alla mancanza di manodopera nei campi

Il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida torna sulla questione migratoria, dal punto di vista di un dicastero che, ogni anno, affronta la specificità della manodopera stagionale carente. E che, spesso, viene sopperita dall’arrivo in Italia di lavoratori dall’estero: «Ci sono tra i 300 mila e i 500 mila posti di lavoro disponibili – dice in un’intervista a La Stampa -, e questo può dar vita a un’immigrazione legale, che noi riteniamo giusta». Il governo di cui Lollobrigida è membro, per questo motivo, starebbe valutando delle modifiche al decreto flussi. L’esponente di Fratelli d’Italia, tuttavia, sottolinea la necessità di aprire canali di immigrazione legale in modo «selettivo» e «culturale», per favorire l’integrazione. Un’azione che, secondo lui, potrebbe aiutare «a fermare le partenze e quindi le morti in mare – poiché – non possiamo essere disumani e dire “stanno morendo di fame, scappano per venire qui e io li fermo”. Eh no, il problema va risolto a monte». Una posizione che suona come una sorta di precisazione alle parole del ministro Matteo Piantedosi. Anche se Lollobrigida chiarisce di non voler «commentare le parole di un collega perché mi sono state riportate, ma non le ho ascoltate».


Secondo il ministro, «in Italia il lavoro c’è, in tanti settori: agricoltura, ma anche edilizia, trasporti, turismo e non solo. C’è una richiesta di forza lavoro che non riusciamo a colmare sul mercato interno, anche a causa del Reddito di cittadinanza che ha aumentato la carenza di persone disponibili a fare determinate attività». Lollobrigida si trova a Bruxelles e prende il Belgio come esempio per enucleare il concetto di immigrazione a cui fa riferimento: «Siamo qui dove i nostri nonni sono venuti a scavare nelle miniere attraverso una migrazione legale. E questa può essere usata anche nelle interlocuzioni con alcune Nazioni del Nordafrica, dalle quali provengono oggi molti immigrati clandestini, tipo la Tunisia». Per Lollobrigida, «i decreti flussi vanno predisposti cercando prima di tutto di esaurire l’offerta interna, per esempio dando la possibilità a chi dice in maniera pretestuosa che l’alternativa al reddito di cittadinanza è andare a rubare».


L’idea alla base del nuovo decreto flussi, osserva inoltre il ministro, «è lavorare a una modifica integrale che ragioni sull’offerta reale che abbiamo in Italia. E poi dare un’attenzione maggiore agli accordi bilaterali, oltre che multilaterali, con le altre Nazioni». A oggi, però, i lavori sono fermi: «Ci stanno lavorando i ministri competenti. La ministra del Lavoro dice che siamo a 280 mila richieste e 80 mila sono state autorizzate con il vecchio decreto». C’è dunque un gap di almeno 200 mila lavoratori: «Esatto. E stiamo anche regolarizzando l’utilizzo di forza lavoro. Uno dei miei primi decreti è stato sul contrasto al caporalato, che sfrutta i lavoratori e crea concorrenza sleale tra imprenditori», conclude Lollobrigida.

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