Non accenna a posarsi al suolo il polverone intorno al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Nei giorni scorsi da più parti sono arrivate richieste di dimissioni. E oggi al coro si aggiunge la nuova segretaria del Pd Elly Schlein. «Dal punto di vista politico mi unisco alle voce dei colleghi che mi hanno preceduto e che suggeriscono le sue dimissioni e dalla presidente Giorgia Meloni una profonda riflessione, anche sul ministro Salvini e sul ministro Giorgetti», ha detto l’ex vicepresidente dell’Emilia Romagna. Domani, assieme a una delegazione di deputati dem, Schlein effettuerà la sua prima trasferta: andrà a Crotone per rendere omaggio alle vittime del naufragio le cui bare giacciono, al momento, al PalaMilone. Di contro, la segretaria del Pd ha evidenziato che le parole di Piantedosi sulla tragedia «sono apparse a tutta Italia indegne, disumane e inadeguate al ruolo ricoperto». Non siamo soddisfatti delle risposte del ministro, ha aggiunto Schlein specificando che «abbiamo chiesto piena luce e chiarezza sulla catena di responsabilità su quanto avvenuto a Crotone, perché non c’è stato un intervento da parte della Guardia Costiera italiana con mezzo adeguato, se c’era possibilità».
«Se c’è stata un debolezza del ministero mi assumerò e mi assumo tutte le mie responsabilità». Così è arrivata in audizione alla Commissione Affari costituzionali della Camera sulle linee programmatiche del dicastero la potenziale ammissione di colpa del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi riguardo il naufragio di Cutro nel quale sono morti 64 migranti. Una responsabilità del ministero che rimane comunque ipotetica riguardo un evento che il Viminale non ritiene eccezionalmente grave. «Se andiamo a vedere morti e tragedie degli anni scorsi – ha dichiarato Piantedosi – in passato sono successi altri episodi simili. Se uno guarda il bilancio di quello che avviene da molti anni, i fatti smentiscono» che si sia trattata di una debolezza del ministero. «Questo governo prima ancora di questa tragedia ha dimostrato di avere riguardo rispetto a quello che c’è dietro ai processi migratori. Noi ci siamo posti il problema prima», ha aggiunto il ministro.
Meloni: «Dobbiamo fare di tutto per evitare queste disgrazie»
Nel frattempo, un’ammissione di responsabilità è arrivata anche dalla premier Giorgia Meloni. «È nostro dovere, morale prima ancora che politico, fare di tutto per evitare che disgrazie come queste si ripetano», ha scritto il capo del governo in una lettera a Consiglio, Commissione e presidenza di turno della Ue. «Il naufragio avvenuto nei giorni scorsi a pochi metri dal litorale di Crotone, nel quale sono morte decine di persone e tra queste molti bambini, ha sconvolto tutti noi», ha aggiunto Meloni. E ha specificato: «Non si tratta purtroppo di un caso isolato. In Italia da molti anni ci ritroviamo a piangere tragedie come quelle di domenica scorsa nelle quali chi prova a raggiungere le nostre coste su imbarcazioni di fortuna perde la vita in mare».
Piantedosi contro Frontex
Tornando sul naufragio, il titolare del Viminale si riferisce nuovamente all’agenzia europea della guardia costiera, dichiarando che «l’assetto aereo Frontex che per primo ha individuato l’imbarcazione dopo le 22 del 25 febbraio a 40 miglia nautiche dall’Italia non aveva segnalato una situazione di pericolo o distress a bordo». Versione che corrisponde quasi del tutto a quella fornita ieri dall’agenzia, che aveva parlato di un natante in buone condizioni di galleggiabilità e che in aggiunta aveva dichiarato di aver rese note alle autorità italiane le condizioni di sovraffollamento del barcone poi spezzatosi in due a causa della forza del mare, che non hanno lasciato scampo a 64 persone al largo della costa calabra.
Non si è fatta attendere la risposta di Frontex, che ha ricordato: «Sono sempre le autorità nazionali competenti a classificare un evento come ricerca e soccorso», dopo aver ribadito di aver «immediatamente informato il Centro di coordinamento internazionale dell’operazione Themis e le altre autorità italiane competenti dell’avvistamento, fornendo la posizione dell’imbarcazione, le immagini a infrarossi, la rotta e la velocità». In audizione alla Commissione Affari costituzionali della Camera sulle linee programmatiche del dicastero, Piantedosi ha anche fatto confermato che la procura «ha iscritto nel registro degli indagati quattro scafisti».
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