Studentesse avvelenate a scuola, il presidente iraniano Raisi: «Un piano del nemico per creare malcontento»


«Un piano dei nemici». Così il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha bollato gli “incidenti” avvenuti in varie città del Paese in cui centinaia di studentesse delle superiori ed elementari sono rimaste intossicate dopo avere inalato a scuola del gas. «I nemici stanno tentando di creare malcontento in vari settori del Paese, come ad esempio nelle strade, nei mercati e nelle scuole», ha detto l’ultraconservatore iraniano secondo il quale i piani progettati dai nemici «sono stati sventati dalla presenza degli iraniani sulla scena». Le intossicazioni di studentesse a scuola vanno avanti da novembre e non è ancora stato chiarito dalle autorità chi siano i responsabili, mentre Raisi nei giorni scorsi ha chiesto un’inchiesta a riguardo. L’ultimo avvelenamento riguarda la scuola superiore Khayyam di Pardis, non lontana da Teheran, e l’evento evidenzia come questo genere di episodi sia ormai diventato sistematico, dopo che nelle scorse settimane, casi analoghi si erano verificati, oltre che nella capitale, anche nelle città di Qom, Ardebil, Boroujerd e Sari. Secondo la BBC, sarebbero circa 650 le studentesse coinvolte. Secondo gli attivisti che da settembre scendono nelle piazze iraniane dopo la morte di Mahsa Amini, la 22enne di origine curda che ha perso la vita dopo essere stata messa in custodia perché non portava l’hijab in modo corretto, le intossicazioni sono una vendetta a causa delle partecipazione delle stesse studentesse iraniane alle proteste.
Foto copertina: ANSA/ABEDIN TAHERKENAREH | L’ultraconservatore Ebrahim Raisi
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