Fragolone, Condor, Ciliegia: il linguaggio in codice di Messina Denaro nei pizzini. «Non sarò mai dimenticato» – Le foto

Con l’arresto di Rosalia, sorella del boss, i carabinieri hanno messo le mani su decine di messaggi scritti dal capomafia, comprese alcune “riflessioni esistenziali”

Nell’inchiesta della procura di Palermo che ha portato all’arresto di Rosalia Messina Denaro, sorella del boss di Cosa Nostra catturato il 16 gennaio, c’è un elemento che più di altri ha contribuito alle indagini: la fitta rete di “pizzini” usati dal boss durante la sua latitanza. Dall’inchiesta del procuratore Maurizio de Lucia e dell’aggiunto Paolo Guido emerge che la sorella del capomafia era una vera e propria collettrice di bigliettini. Decine di fogli di carta arrotolati, sigillati con il nastro adesivo, avvolti in piccoli pacchetti e indirizzati ai vari destinatari. Ognuno con il proprio nome in codice: Fragolone (soprannome di Rosalia), Fragolina, Condor, Ciliegia, Reparto, Parmigiano, Malato, Complicato, Mela. A far circolare i pizzini tra i compari di Messina Denaro c’era una catena di fedelissimi, che il boss chiamava «tramiti».


L’errore di Rosalia

Questo sistema ha permesso al capomafia di sfuggire alle forze dell’ordine per quasi trent’anni. Qualche mese fa, però, Rosalia ha commesso un errore: anziché distruggere i bigliettini dopo la lettura (come da indicazioni), la sorella del boss ha cominciato a conservarne alcuni, «come promemoria delle innumerevoli faccende che gli venivano sottoposte». A confermarlo è anche il gip Alfredo Montalto nella misura cautelare disposta oggi. Secondo il giudice, Rosalia Messina Denaro «ha colpevolmente evitato di distruggere alcuni dei pizzini ricevuti dal fratello o, comunque, ne ha trascritto il contenuto su appunti manoscritti e occultati nella sua abitazione a Castelvetrano e nella sua casa di campagna a Contrada Strasatti di Campobello di Mazara». Un errore fatale. Sono stati proprio i suoi bigliettini infatti a permettere ai carabinieri di organizzare la cattura di Messina Denaro e, allo stesso tempo, di «documentare con certezza il ruolo di tramite e di fedele esecutrice degli ordini del latitante svolto dalla donna nel corso di diversi anni».


Le riflessioni esistenziali di Messina Denaro

Negli scritti raccolti dalla procura ci sono anche diversi elenchi di spese sostenute dal boss e rendicontate diligentemente dalla sorella. «Mi fai sempre lo spekkietto finale, così so quanto è la cassa», raccomanda il boss a Rosalia in uno dei pizzini sequestrati. Tra i biglietti sequestrati dai carabinieri, però, non ci sono solo ordini e indicazioni pratiche. «Non si deve mai ritornare da una persona dalla quale ci siamo allontanati. È una regola della mia vita. Ho pochissime regole di vita e questa è una. Arrivato a un certo punto della mia vita ho pensato che il mondo fosse da qualche altra parte e che da quell’altra parte ormai non ci fossero più strade che conducessero fino a me», scrive Messina Denaro. O ancora: «Un essere umano muore veramente quando viene dimenticato e io credo che non lo sarò mai. Le persone che ho amato, i miei affetti, non si dimenticheranno mai di me. Ho conosciuto tante persone coraggiose con le pecore e pecore con le persone coraggiose. Ho sempre disprezzato questo modo di vivere, che schifo». In altri pizzini, poi, indirizzati a un soggetto a cui è stato dato il nome in codice di «Fragolone», il boss raccomanda precauzione: «Mi devo accertare se sono telecamere o cassette di rilancio e lo posso capire se c’è il buco o meno. Da quando li hanno montati ho problemi di luce». Tra i vari pizzini, infine, ce ne sono alcuni in cui Rosalia si appunta i dettagli delle condizioni fisiche del boss e i progressi delle cure a cui si è sottoposto.

TRIBUNALE DI PALERMO | Alcune foto dei pizzini (sequestrati dai carabinieri) inserite nella misura cautelare disposta dal gip Alfredo Montalto

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