Lo sfogo della sorella di Messina Denaro per un servizio Tv: «Fanno schifo, ti insultano». Il ruolo della donna per il futuro della dinastia mafiosa

Secondo gli inquirenti, dalla donna arrivavano «evidenti contributi» per spingere il fratello a mantenere il ruolo di capo mafia, aizzandolo contro lo Stato e la presunta persecuzione contro la loro famiglia

Davanti ai carabinieri del Ros che l’avevano arrestata, Rosalia Guttadauro detta Rosetta si lamentava fino a sbottare per quella che considera una persecuzione contro la sua famiglia da parte dello Stato. «Ma ancora continuate a prendervela con noi? – si è sfogata la donna con i militari – Non vi basta quello che ci avete fatto?». La scena dell’arresto vissuto come una scocciatura si era sentita anche il 16 gennaio, quando al boss appena bloccato dai carabinieri nella clinica La Maddalena di Palermo rispondeva svogliato alla domanda insistente di uno dei militari che gli chiedeva come si chiamasse: «Mi chiamo Matteo Messina Denaro, ve l’ho detto». Come ricorda il Corriere della Sera, Rosalia Guttadauro aveva avuto altri scatti d’ira, emersi grazie ai pizzini trovati tra il covo del boss a Campobello di Mazara e casa sua a Castelvetrano.


Lo sfogo davanti alla Tv

La rabbia di Rosalia era già scoppiata per esempio il 3 agosto 2015, quando in una lettera al fratello commentava un programma che aveva appena visto su Rainews24. Alla sorella del capomafia non era piaciuto un servizio sull’operazione antimafia della polizia che aveva messo in carcere 11 presunti fiancheggiatori di Messina Denaro. Tra loro c’era anche Vito Gondola, altro corriere dei pizzini che avrebbe trasmesso gli ordini del boss alla rete di affiliati. «Fanno schifo – aveva scritto Rosalia su quella trasmissione – Ti insultano, dopo avere arrestato persone a te care, lo fanno apposta». Secondo gli inquirenti, con quelle parole Rosalia spingeva il fratello a portare avanti il suo ruolo da capo mafia, i pm di Palermo scrivono infatti come quei commenti fossero «evidente contributo della donna finalizzato a rafforzare la determinazione del Messina Denaro nel continuare a essere a capo di una organizzazione così feroce e violenta, di cui ella stessa sentiva di far parte, ignorando e tacciando di persecuzione le iniziative giudiziarie per disarticolarla».


Le lettere di Rosalia al fratello secondo gli inquirenti si affiancano a quella sorta di manifesto mafioso scritto dal boss, in cui se la prende con lo Stato e i presunti soprusi contro i siciliani incriminati per mafia, che invece lo rendevano orgoglioso. Toni considerati dalla procura di Palermo «inquietanti ed eversivi», evidentemente condivisi dalla donna che col fratello costituiva il nocciolo duro della famiglia mafiosa capace di scalare le gerarchie fino a diventare fedelissimi apprezzati di Totò Riina. Lo stesso matrimonio di Rosalia avrebbe puntato a dare un futuro alla loro dinastia mafiosa. Nel 1976 la donna ha sposato Filippo Guttadauro, oggi 71enne, arrestato dopo la cattura di Bernardo Provenzano e in galera dal 2006. Guttadauro era il numero 121 nei codici dei pizzini che il padrino spediva dal rifugio di Montagna dei cavalli. Dopo aver scontato la pena, Guttadauro continua a scontare il cosiddetto «ergastolo bianco», una speciale misura detentiva legata alla sua pericolosità. Suo fratello Giuseppe, detto «il dottore» è considerato dagli inquirenti come «potentissimo capo del mandamento di Brancaccio», dove ha regnato la famiglia Graviano. Quello stesso clan con cui Messina Denaro ha stretto l’alleanza per portare avanti la strategia stragista voluta da Riina nei primi anni ’90.

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