Meloni alla Camera per l’allestimento della Sala delle Donne. La premier usa il motto di Schlein: «Non ci vedono arrivare»

Breve intervento della presidente del Consiglio, a margine dell’apposizione della sua fotografia nella galleria al primo piano di Montecitorio

La Sala delle Donne di Montecitorio è stata inaugurata nel 2016. Al primo piano del palazzo che ospita al Camera dei deputati, una lunga serie di fotografie ritrae le prime donne entrate a far parte delle istituzioni italiane. Davanti alla Sala della Regina, tra le altre, le immagini delle 21 deputate dell’Assemblea costituente, delle prime 11 sindache elette nel 1946, della prima ministra Tina Anselmi, della prima presidente della Camera Nilde Iotti, della prima presidente di Regione Anna Nenna D’Amico e, apposte più recentemente, di Elisabetta Casellati, prima presidente del Senato, e di Marta Cartabia, prima presidente della Corte Costituzionale. La mattina del 7 marzo, alla vigilia Giornata internazionale dei diritti delle donne, l’allestimento della Sala cambia: c’è da esporre la fotografia di Giorgia Meloni, prima presidente del Consiglio della storia italiana. La leader di Fratelli d’Italia è presente alla cerimonia, accompagnata dal presidente della Camera Lorenzo Fontana. «Qualsiasi cosa ho fatto nella mia vita, i più hanno scommesso sul mio fallimento. C’entra il fatto che sono una donna? Per me probabilmente sì. Lo racconto per dire che c’è una buona notizia. Alle donne di questa nazione voglio dire che il fatto di essere sottovalutate è un grande vantaggio, perché spesso non ti vedono arrivare». Esordisce così Meloni, in un breve punto stampa con i giornalisti. Usa una frase che inequivocabilmente richiama il motto utilizzato dalla nuova segretaria del Partito democratico, Elly Schlein. La sera del voto delle primarie, quando il risultato era ormai certo, la prima segretaria donna del Nazareno aveva utilizzato praticamente la stessa espressione: «Ancora una volta non ci hanno visto arrivare». Meloni, in realtà, non deve rispondere di plagio a Schlein, perché la citazione è tratta dal titolo di un libro caposaldo del femminisimo: They didn’t see us coming, di Lisa Levenstein.


L’ultimo specchio da sostituire nella Sala delle Donne

Meloni, nel suo intervento, pone come suo obiettivo quello di avere «la prima donna amministratrice delegata di una società partecipata statale». Poi, dice di ritenere vicino il momento in cui l’Italia avrà anche la sua prima donna nel ruolo di presidente della Repubblica. Al momento, nella galleria allestita a Montecitorio, accanto alla targhetta con la dicitura presidente della Repubblica è stato predisposto uno spazio coperto simbolicamente da uno specchio: è quello dove ognuna si può rispecchiare immaginando di diventare la prima presidente della storia repubblicana. «Non ci saranno più ruoli preclusi alle donne. Oggi rimuoviamo uno specchio e lo sostituiamo con una foto. Ma c’è un altro specchio che possiamo rimuovere, quel momento non è lontano come può sembrare». Sull’8 marzo, l’inquilina di Palazzo Chigi dice che «non deve essere una giornata di rivendicazioni di ciò che gli altri devono concedere alle donne, ma deve essere una giornata di orgoglio e consapevolezza di quello che noi possiamo fare, piaccia o no agli altri. Ed è esattamente il messaggio con cui mi sento di spronare tante donne che magari pensano di non poter andare oltre un determinato obiettivo. Invece devono ricordare, e faremo il possibile affinché abbiano gli strumenti, che con la volontà e la consapevolezza possono raggiungere qualunque tipo di obiettivo».


Meloni: «Ridevano quando divenni vicepresidente della Camera»

La presidente del Consiglio conclude la conferenza riportando alcune sensazioni provate durante la sua personale carriera politica: «Ricordo gli sguardi quasi divertiti di molti colleghi la prima volta in cui sedetti sullo scranno più alto – della Camera, come vicepresidente -, quell’aria che dice “adesso ci divertiamo”. Pensavo che a questo fosse dovuto la sorpresa della prima volta in cui presiedendo risposi a tono a un collega. Quell’idea che forse non ce l’avrei fatta era figlia della mia inesperienza nel ruolo o forse no. Per quei ruoli non esiste un corso di formazione: chiunque si ritrova a ricoprire ruoli di questo tipo lo fa con l’esperienza che si ricopre sul campo. Ho incontrato gli stessi sguardi quando sono diventata il primo presidente donna di un’organizzazione giovanile a destra – afferma -, quando sono diventata il ministro più giovane della storia d’Italia, quando ho fondato un partito e persino quando qualche mese fa, con 30 anni di esperienza alle spalle, sono diventata presidente del Consiglio».

Leggi anche: