Naufragio di Cutro, Piantedosi: «La tutela della vita viene prima di tutto, falso che impediamo i soccorsi. Prima richiesta di aiuto alle 4 di notte» – I video

L’informativa alla Camera del ministro che indica anche responsabilità da parte di Frontex: «Non ci ha segnalato notizie di distress a bordo, ma ci ha detto che la nave non appariva sovraccarica né sbandava»

Parte dalla ricostruzione dell’accaduto e dalla conta della vittime e dei sopravvissuto, l’informativa del ministro dell’interno alla Camera, Matteo Piantedosi, a proposito del naufragio di Cutro costato la vita a 72 profughi, di cui 28 minori, che cercavano di raggiungere le coste italiane: «I superstiti sono 80, tre gli scafisti arrestati, ma non si escludono sviluppi – dice subito il ministro – Appresa la notizia del naufragio mi sono immediatamente recato a Cutro per manifestare il cordoglio alle vittime e la vicinanza ai superstiti e agli amministratori locali», rivendica.


La navigazione della nave e il naufragio

Quindi il ministro racconta la navigazione della barca naufragata, come ricostruita da Frontex, posto che, dice «si attende rispettosamente il lavoro della magistratura»: «La traversata parte da Cesve, in Turchia – ricorda Piantedosi – Secondo il racconto dei superstiti a bordo erano presenti 180 persone più quattro scafisti. Dopo tre ore di navigazione la prima imbarcazione ha un guasto e sono obbligati ad un trasbordo. Superato l’arcipelago della isole greche, dopo quattro giorni di navigazione, gli scafisti decidono di fermarsi davanti la Calabria per attendere il momento dello sbarco. Davanti alle proteste degli ospiti a bordo, mostrano via gps di essere vicini alle coste. Il loro piano prevedeva uno sbarco a ridosso della riva sabbiosa per poi poter fuggire via terra».


E nelle prime ore del 26 febbraio, alle 3.03 «il centro di Varsavia di Frontex comunica all’Italia l’avvistamento avvenuto alle 22.26 da parte dell’aereo Eagle 1. L’avvistamento è per una nave in buono stato di navigabilità, con una persona sopra coperta, con rilevatori termici che segnalano persone sotto coperta”. Piantedosi dice che l’Italia fino a quel momento non aveva titolo per intervenire anche perché «nessuno aveva chiesto soccorso e non erano variate le condizioni meteo». L’imbarcazione è monitorata da una nave della Guardia di finanza che ad un certo punto deve allontanarsi per fare carburante: «Attorno alle 3 gli scafisti decidono di riprendere la navigazione mentre l’imbarcazione della Guardia di finanza che ha ripreso la ricerca, è costretta a tornare in porto per le avverse condizioni meteo».

E’ qui, dice Piantedosi, che le autorità italiane vengono allertate: «Attorno alle 4 arriva una richiesta di soccorso. E’ questo il momento in cui è richiesto l’intervento italiano. Veniva informato il centro marittimo di Reggio Calabria che chiedeva anche l’invio del 118. La navigazione sarebbe proseguita fino alle 5.30, ma gli scafisti, quando dalla costa vedono dei lampeggianti fanno una brusca virata ed urtano qualcosa, probabilmente una secca. La barca inizia ad imbarcare acqua, viene quindi distrutta dalle onde, mentre gli scafisti fuggono verso la riva».

L’azione della Guardia di finanza

I soccorsi arrivati non possono che raccogliere le vittime, dice Piantedosi. Ma non c’è stata alcuna scarsa volontà né differenza tra l’azione della Guardia di finanza e quella della Guardia costiera, non presente sul luogo con una propria imbarcazione: «Gli assetti navali di polizia sono attrezzati anche per il soccorso. L’esigenza di tutela della vita ha sempre la priorita quale che sia l’iniziale ragione dell’intervento in mare – dice il ministro – Le azioni della guardia costiera esigono la cooperazione di tutte le forze di polizia in primis quando si tratta di salvaguardare le vite in mare».

Piantedosi dice anche che la linea del governo non è cambiata nella priorità data alla salvaguardia della vita umana: «Che i soccorsi siano stati bloccati dal governo è una falsità che offende prima di tutto l’onore dei nostri operatori. E’ incomprensibile collegare l’accaduto al decreto ong, in quel tratto di mare non hanno mai operato. Le regole introdotte partono dal presupposto che prima di tutto vanno assicurati soccorso e assistenza». Potrebbe semmai essere stata Frontex a sottovalutare la situazione, dice Piantedosi: «Non ci ha segnalato notizie di distress a bordo, ma ci ha detto che la nave non appariva sovraccarica né sbandava. Neppure l’imbarcazione ha lanciato richieste di soccorso».

L’accaduto, insomma, «dipende dalla gestione criminale di trafficanti senza scrupoli. Gli scafisti hano tenuto i migrnati sotto coperta in condizioni disumani, hanno sostato molte ore davanti alle coste, hanno cercato di sbarcare in un luogo isolato. Alle loro azioni facevo riferimento quando, con commozione, sdegno e rabbia e negli occhi l’immagine straziante di tutte quelle vittime innocenti, ho fatto appello affinché la vita delle persone non finisca più nelle mani di ignobili delinquenti, in nessun modo volendo colpevolizzare le vittime. Mi dispiace profondamente che il senso delle mie parole sia stato diversamente interpretato. La sensibilità ai principi di umana solidarieta sono il faro di ogni mia azione».

Dopo il dibattito a Montecitorio, Piantedosi si è spostato al Senato dove ha ripetuto la medesima informativa.

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