Il ministro Piantedosi e il naufragio di Cutro: «Chi scappa da una guerra non deve affidarsi agli scafisti. Niente ritardi nei soccorsi»

Il responsabile dell’Interno: il naufragio non dipende dalle nuove regole

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi parla oggi in un’intervista al Corriere della Sera della tragedia di Cutro. E spiega che «il messaggio deve essere chiaro. Chi scappa da una guerra non deve affidarsi a scafisti senza scrupoli, devono essere politiche responsabili e solidali degli Stati ad offrire la via di uscita al loro dramma». E ricorda che è andato «subito sul luogo della tragedia per testimoniare il cordoglio per le vittime e la vicinanza ai superstiti a nome mio e di tutto il governo. E per questo dico che per occuparci concretamente della disperazione delle persone, e non a chiacchiere ci siamo mossi sin dal nostro insediamento intensificando i corridoi umanitari con numeri (617 persone) che mai si erano registrati in un così breve lasso di tempo. In soli due mesi abbiamo anche approvato il decreto flussi che consentirà l’ingresso regolare di 83.000 persone».


Niente ritardi nei soccorsi

Piantedosi nega anche che a Cutro ci sia stato un ritardo nei soccorsi: «Ho presieduto la riunione a Crotone. So che sono stati fatti tutti gli sforzi possibili in condizioni del mare assolutamente proibitive. Per questo voglio ringraziare il personale che, mettendo a rischio la propria vita, interviene quotidianamente per salvare i migranti in difficoltà su barchini alla deriva. E che navigano in condizioni di grave pericolo». Il responsabile del Viminale dice che dall’Europa «confidiamo di ottenere al più presto risultati positivi dalle molteplici iniziative bilaterali che abbiamo avviato con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo, di origine e transito dei flussi. E poi stiamo considerando un riallineamento normativo ad altre legislazioni europee su settori importanti come quello dell’asilo e dei rimpatri».


Gli sbarchi raddoppiati

Fiorenza Sarzanini fa nota che quest’anno gli sbarchi sono raddoppiati, ma pochissimi sono arrivati grazie alle Ong: «Nessuno ha mai pensato né affermato che l’applicazione di un quadro durevole di regole sui comportamenti in mare di navi private esaurisca la portata delle iniziative per mettere sotto controllo i flussi nel Mediterraneo. II Codice serve eccome. Perché, proprio in un quadro di numeri crescenti, la percentuale degli sbarchi sulle nostre coste determinati da assetti navali di Ong si è sensibilmente abbassata. Non c’è alcun legame tra le nuove regole e il possibile aumento di morti in mare. Nella rotta presidiata dalle Ong non si è verificato alcun evento che non sia stato adeguatamente fronteggiato da Capitaneria e Guardia di finanza».

Il naufragio e le nuove regole

E il naufragio di Cutro? «Chi mette questa tragedia in connessione con le nuove regole dice il falso, per ignoranza o malafede. E una rotta dove le Ong non ci sono mai state. In ogni caso la nuova legge non prevede alcun divieto di presenza sugli scenari o di interventi di recupero. Li abbiamo semplicemente assoggettati a un quadro normativo anche di rilievo internazionale».

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