Torino, si lancia da 4 mila metri ma il paracadute non si apre. Muore l’avvocato Giampiero Pani

L’uomo ha provato a usare il paracadute di emergenza, ma era già troppo tardi

Aveva alle spalle 33 anni di lanci col paracadute Giampiero Pani, avvocato cassazionista e scrittore 63enne a cui sabato non si è aperto il paracadute. Era saltato dall’aereo 4 mila metri sopra Cumiana, nel Torinese, ma, a causa di un problema al paracadute, si è schiantato. L’uomo era un paracadutista esperto. Lo faceva quasi ogni fine settimana. Intorno alle 16 si era recato allo Sky Dream Center di Cumiana, probabilmente era partito dal suo studio in Piazza Castello a Torino. Si tratta di un cento noto in Piemonte, tanto che – riporta il Corriere della Sera – non è frequentato solo da amatori, ma anche dalle forze dell’ordine che lì si allenano. «Quando l’aereo è arrivato vicino alla verticale della scuola, Giampiero Pani si è lanciato ma qualcosa non ha funzionato», conferma il direttore del centro, Roberto Lomonaco. Da terra hanno visto che non si è aperto regolarmente il paracadute principale e a quel punto Pani, come prevedono le procedure di emergenza, ha sganciato il primo paracadute e ha azionato il secondo ma ormai era troppo in basso perché si potesse evitare la disgrazia. Il secondo paracadute lo si deve aprire sopra i 200 metri», continua.


La famiglia, e il romanzo

L’uomo lascia due figli, uno di 18 e l’altro di 22 anni, maschio e femmina, e la moglie Silvia Damilano, consigliera comunale. Ricordo Giampiero come una persona stimata per le sue capacità, ma anche per la discrezione con la quale si poneva nella vita privata e professionale. Un papà e marito esemplare tradito da una passione bellissima», ha detto. Oltre che con il paracadute, Pani si lanciava anche con l’aliante. Aveva frequentato la scuola di paracadutismo di Cumiana con alcuni amici che sabato l’hanno visto morire davanti ai loro occhi. Oltre quello del paracadutismo, l’avvocato aveva l’hobby della scrittura, che spesso rifletteva la sua passione per il volo. Era nato a Lecce, ma si era trasferito a Torino quando ancora era bambino, nel 1965. E proprio al capoluogo piemontese era dedicato il suo thriller: Nordovest Bardato di Stelle, in cui la città veniva descritta come «in perenne duello con la sua bellezza e la sua insidiosa malinconia. Città che graffia e che carezza».


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