«Il 41bis pensato per i mafiosi: che senso ha per Cospito?». L’affondo delle figlie dell’anarchico Pinelli a Non è l’Arena – Il video

La polemica nell’intervista trasmessa in versione integrale stasera al programma di Massimo Giletti

«Possiamo pensare che mio padre (Giuseppe Pinelli, ndr) non avrebbe lasciato da solo Cospito». È quanto racconta a Non è l’Arena Claudia Pinelli, figlia dell’anarchico Giuseppe, morto pochi minuti dopo la mezzanotte del 15 dicembre 1969, precipitando dal quarto piano della questura di Milano. Nell’intervista, che andrà in onda durante la puntata di stasera del talk show condotto da Massimo Giletti, le figlie del ferroviere parlano della vicenda dell’anarchico detenuto oggi al 41 bis per il reato di strage politica, da quattro mesi in sciopero della fame. «Cospito sta portando avanti la battaglia non solo per se stesso ma perché si rimetta in discussione il regime del 41 bis», dice invece Silvia Pinelli che aggiunge, inoltre, come il cosiddetto carcere duro «era destinato a colpire i mafiosi perché non avessero collegamenti con l’esterno, senza considerare che loro dal 41 bis possono uscire nel momento in cui collaborino con la giustizia. Ma che tipo di collaborazione potrebbe portare lui? (Cospito,ndr)», si chiede. «È destinato a rimanere sepolto in un carcere», conclude.


Giuseppe Pinelli era stato fermato in seguito alle prime indagini sulla strage di Piazza Fontana, avvenuta il 12 dicembre 1969. La polizia avevo deciso immediatamente di seguire la pista anarchica che si rivelò, però, falsa. Durante l’interrogatorio, Pinelli volò dalla finestra dell’ufficio della questura del capoluogo milanese: la sua morte fu fatta passare per un suicidio. In molti contestarono questa tesi, ma alla fine la magistratura trovò una “mediazione”: l’ultima e definitiva sentenza, firmata da Gherardo D’Ambrosio, escluse il suicidio ma non prese in considerazione l’omicidio: parlò invece di «malore attivo». Tuttavia, la dinamica della morte non è mai stata chiarita. «Vostro padre era un anarchico e scriveva contro la violenza. Ora ci sono invece gruppi che inneggiano alla violenza, alla lotta armata.. », ricorda l’inviata di Massimo Giletti. «Io sono contraria a qualsiasi violenza», chiude la porta la figlia Silvia.


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