Gabriel Garko: «Una volta ho pensato di farla finita, ma non avrei mai il coraggio di farlo»

A Belve l’attore ha parlato anche del suo coming out e ha raccontato alcuni aneddoti sul set

«C’è stata una volta in cui ho pensato di farla finita, ho avuto dei pensieri perché non mi andava più di andare avanti, ma non avrei mai il coraggio di farlo. Anche nel brutto voglio sempre sapere come va a finire». Così Gabriel Garko racconta a Francesca Fagnani, a Belve su Rai2, di essere stato vicino al suicidio. «La mia analista era sorpresa che non mi fossi suicidato o drogato», racconta l’attore. Un’intervista intima e senza filtri dove parla di sé stesso, di come si percepisce e della sua carriera. Il suo grande pregio ritiene sia la generosità, mentre il difetto è che è un maniaco del controllo. Un uomo «timido, ironico nella vita di tutti giorni e serio sul set». Garko parla anche del suo coming out come persona omosessuale: «Non ha mai influito sul lavoro, mentre il pubblico è stato meraviglioso e si è allargato». Il problema è stato prima quando ha dovuto gestire anni e anni di finte fidanzate.


«Sono innamorato, ho una persona vicino a me»

Quando Fagnani gli chiede se aveva libertà di scelta o se gli venivano imposte, Garko replica: «Era motivo di litigio perché io non volevo. Inizialmente ho detto “ok, non posso dichiararmi per la mia natura, allora non dichiaro nulla e non voglio fingere”, ma purtroppo era così e reggevo». Tutte finte, tranne una: con Manuela Arcuri. E sulla sua situazione affettiva attuale dice: «Sono innamorato, ho una persona vicino a me». Passando al mondo sul set Garko rivela alcuni aneddoti. In particolare, di quando ha avuto un’erezione mentre girava Senso 45 di Tinto Brass: «Ero nudo ma avevo il coprisesso. Ero a pancia in su. Una ragazza doveva simulare un atto orale. Lei mi girava attorno e gira e rigira… c’è stata l’erezione. IL regista ha chiamato lo “Stop”, poi mi hanno gettato acqua fredda per risolvere». Infine, non è mancata la questione dell’Aresgate, ovvero il sistema basato sull’omertà che avrebbe condizionato la vita degli artisti che gravitavano intorno al mondo del produttore Alberto Tarallo. «Si diventava un po’ tutti omertosi, era un sistema e io non ne conoscevo altri», dice Garko.


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