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No! Il documento Pfizer mostrato da Barbara Balanzoni non dimostra la presenza del grafene nei vaccini anti Covid

La dottoressa apprezzata negli ambienti No vax ha commesso un nuovo scivolone sui vaccini a mRNA

Secondo Barbara Balanzoni esisterebbe la prova che nei vaccini contro il nuovo Coronavirus ci sia il fantomatico grafene. A dimostrarlo sarebbe un documento di Pfizer. Così la nota dottoressa seguita dai No vax non perde tempo e pubblica su Twitter le immagini che “incastrerebbero” la casa farmaceutica. Carica anche un video, caso mai ci fossero dubbi su quel che vuole sostenere: «Eppure c’è! Lo dice Pfizer», riporta Balanzoni nel suo tweet. Presto lo “scoop” si diffonde anche su Facebook (per esempio qui, qui e qui): «ossido di grafene io leggo – continua la dottoressa -. Attendo una presa di posizione pubblica immediata».

Per chi ha fretta:

  • Balanzoni crede di aver trovato in un documento Pfizer sulla proteina Spike le prove che i vaccini a mRNA contengono il fantomatico grafene.
  • In realtà basta una attenta lettura per capire che si tratta del materiale che ricopre il vetrino usato per la crioscopia.
  • Il documento in oggetto è pubblico, così come la letteratura riguardante l’uso del grafene in certi tipi di strumentazioni.

Analisi

È la stessa Balanzoni a chiedere «voi che leggete?», postando i due screen, relativi a un documento disponibile pubblicamente online (qui). Il report di Pfizer riguarda la struttura della proteina Spike, antigene prodotto attraverso i vaccini Covid (a mRNA o a vettore virale) in modo da stimolare il sistema immunitario a produrre anticorpi più efficienti di quelli che avremmo con una semplice immunità naturale. La prima pagina mostrata dalla dottoressa reca il titolo «Structural and Biophysical Characterization of SARS-CoV-2 Spike Glycoprotein (P2 S) as a Vaccine Antigen», poi affianco vediamo lo screen della settima pagina, con sottolineatura – da parte di Balanzoni – del passaggio incriminato:

3.4. Cryo-EM of P2 S
For TwinStrep-tagged P2 S, 4 μL purified protein at 0.5 mg/mL were applied to gold
Quantifoil R1.2/1.3 300 mesh grids freshly overlaid with graphene oxide. The sample was
blotted using a Vitrobot Mark IV for 4 seconds with a force of -2 before being plunged into
liquid ethane cooled by liquid nitrogen. 27,701 micrographs were collected from two
identically prepared grids.

Pfizer | Pagina 7 del documento con riferimento all’ossido di grafene.

Possiamo subito notare che si tratta dell’introduzione a un paragrafo n°4 relativo al capitolo n°3, che comincia nella pagina precedente e riguarda «Materiali e metodi» utilizzati nelle ricerche riportate. Il testo in oggetto invece fa riferimento a «griglie d’oro Quantifoil R1.2/1.3 300 mesh appena ricoperte di ossido di grafene».

Di cosa parla realmente il testo

Di cosa si tratta? Secondo il medico Salvo Di Grazia, che è intervenuto direttamente nel tweet di Balanzoni, quella «è la descrizione del supporto per la microscopia crioelettronica, un disco metallico ricoperto da un sottile strato di grafene. In parole povere il “vetrino” per il microscopio che serve a visualizzare la struttura della proteina Spike».

Francesco Cacciante (biologo molecolare esperto in microscopia, con dottorato alla Normale di Pisa e divulgatore nel canale YouTube “A Caccia di scienza“) spiega a Open, in linea con Di Grazia, di cosa si tratta più precisamente. «Sì, quel che scrive Di Grazia è corretto. Nella crioscopia elettronica hai un campione ch’è quello biologico, quindi lo ricopri di un materiale che riflette gli elettroni, o che li assorbe. In questo caso specifico invece parliamo di ossido di grafene usato per coprire il vetrino che contiene il campione». Per approfondire potete leggere qui e qui.

La “fonte” e le pubblicazioni del 2020

Il documento citato da Barbara Balanzoni risulta caricato sul sito «Public Health and Medical Professionals for Transparency», appartenente a un gruppo che si definisce no-profit, dove troviamo citati diversi personaggi della disinformazione sui vaccini anti Covid come Peter McCullough (ne parliamo qui e qui). Il capitolo 3.4 presente nel documento, intitolato «Cryo-EM of P2 S», risulta identico a quello presente a pagina 25 di uno studio pre-print del 2020 dal titolo «BNT162b vaccines are immunogenic and protect non-human primates against SARS-CoV-2» (nell’immagine sottostante un confronto tra il pre-print e il documento Pfizer). Anche in questo caso, il capitolo si trova nell’area «Materiali e metodi».

L’ossido di grafene nella microscopia crioelettronica viene di fatto usato da ben prima dell’avvento dei vaccini anti Covid-19, come possiamo vedere in una pubblicazione del 2018 nella rivista Journal of Structural Biology e in un’altro del luglio 2020 nella rivista Biophysics and Computational Biology. Nel primo leggiamo:

Graphene oxide (GO) sheets have been used successfully as a supporting substrate film in several recent cryogenic electron-microscopy (cryo-EM) studies of challenging biological macromolecules.

Conclusioni

La dottoressa lascia intendere che questo dimostri la presenza della sostanza nei vaccini, per chissà quali oscuri scopi. In realtà, leggendo con attenzione, si scopre che il testo parla dei materiali e metodi utilizzati, in particolare il riferimento alla sostanza tanto temuta dai No vax riguarda il rivestimento del vetrino.

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