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Francia, un referendum popolare contro la riforma delle pensioni. E domani Macron parla alla nazione

Dopo il tentativo fallito di rovesciare il governo Borne, parte la sfida della raccolta firme

Non sono bastati gli scioperi, le manifestazioni di piazza e neppure le due mozioni di sfiducia contro il governo. Ieri, la contestata riforma francese per portare l’età pensionistica da 62 a 64 anni è ufficialmente diventata legge. Alla fine, dunque, il presidente Emmanuel Macron e l’esecutivo guidato da Elisabeth Borne sono riusciti a spuntarla. Il prezzo pagato per raggiungere l’obiettivo, però, è piuttosto alto e consiste in un calo vertiginoso dei consensi. Secondo un sondaggio pubblicato ieri dall’emittente Bfmtv, circa due francesi su tre sarebbero favorevoli alla caduta del governo. Ed è proprio a partire da questo malumore diffuso che le opposizioni non si arrendono e lanciano un ultimo disperato tentativo di bloccare la riforma: un referendum popolare.

A caccia di firme

A favore del percorso di consultazione pubblica spingono soprattutto le forze politiche di sinistra. Lo strumento che viene più invocato in queste ore è il cosiddetto «referendum di iniziativa condivisa», una forma di consultazione introdotta nel 2015. I requisiti, però, sono piuttosto stringenti. Perché si possa andare al voto, si dovrebbero raccogliere le firme di un quinto dei parlamentari e del 10% degli elettori, ossia 4,5 milioni di firme. Un obiettivo tutt’altro che scontato, ma che resta pur sempre l’unica strada rimasta per bloccare la riforma. Va detto, in realtà, che c’è chi aveva pensato di ricorrere al referendum già qualche mese fa. Si tratta della leader di destra Marine Le Pen, capogruppo del Rassemblement National, che in un’insolita alleanza con le forze di sinistra si è opposta alla riforma voluta dal governo. «La violenza dovrebbe preoccupare tutti, ma mi trovo costretta a osservare che ci sarebbe stato un buon modo di uscire da questa situazione: un referendum. Opzione rifiutata non solo dal governo ma anche dalla France Insoumise», il principale partito della sinistra francese, guidato da Jean-Luc Mélenchon.

Il discorso di Macron

Nel frattempo, ora che la riforma è stata approvata, l’obiettivo di Macron è riconquistare l’affetto e la fiducia dei suoi elettori. In base ai dati dell’ultimo sondaggio, l’indice di popolarità del presidente francese avrebbe toccato in queste settimane il suo punto più basso: 28%. Ed è anche di questo che parlerà nelle consultazioni di oggi con la premier Elisabeth Borne e con i presidenti di Assemblea Nazionale e Senato, rispettivamente Yaël Braun-Pivet e Gérard Larcher. L’Eliseo, poi, ha annunciato che domani Macron parlerà alla nazione. Un’intervista in diretta tv, rilasciata ai canali TF1 e France 2, in cui – con ogni probabilità – cercherà di spiegare l’inevitabilità della riforma. Un punto su cui oggi, in un’intervista alla Stampa, insiste anche l’eurodeputato francese Bernard Guetta. «In Francia il rifiuto della riforma delle pensioni coesiste con la consapevolezza che ce n’è bisogno», spiega Guetta. L’eurodeputato francese poi aggiunge: «I parlamentari sentono le proteste dell’elettorato contro questa riforma e sanno che se la sosterranno la loro carriera politica sarà finita. Ma in fondo sperano che il testo passi. Ci saranno manifestazioni e scioperi ma non penso che si arriverà alla presa della Bastiglia. Il clima, però, è pessimo».

Foto di copertina: EPA/CHRISTOPHE PETIT TESSON

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