Il nuovo lavoro di Cingolani alla Nato: cosa farà l’ex ministro con un fondo da un miliardo

Il Fondo Innovazione dell’Alleanza Atlantica si affianca all’acceleratore Diana, che recluta nuove aziende nei settori strategici dalla cybersecurity alla robotica

Roberto Cingolani, ex ministro della Transizione ecologica, ha trovato un nuovo lavoro: entra nel consiglio dei direttori del Fondo innovazione della Nato. Lo rivela un comunicato della stessa organizzazione che ha indicato le prime tre nomine dei nove che formeranno il board del fondo. Klaus Hommels, fondatore e numero uno del fondo di investimenti svizzero Lakestar, è alla presidenza. Così come Fiona Murray, preside associata con delega all’innovazione e all’inclusione della scuola di management del Massachusetts institute of technology, e – appunto – Cingolani. Il fondo, che avrà sede nei Paesi Bassi, ha un valore di un miliardo di euro da investire per lo sviluppo delle società considerate più interessanti. L’obiettivo è affiancare Diana, l’acceleratore di startup dell’Alleanza nord atlantica, e reclutare così nuove aziende nei nuovi settori dell’innovazione, dall’intelligenza artificiale alla robotica, le biotecnologie, il cybersecurity e lo spazio.


Obiettivo del fondo? Smarcarsi dalle realtà fuori Nato

Diana e il nuovo fondo della Nato hanno, inoltre, come obiettivo a lungo termine quello di smarcarsi dalle startup più innovative di realtà fuori dalla Nato, come quelle cinesi. «È il primo fondo di venture capital sovrano multinazionale. Il volume di un miliardo di non è molto, ma stiamo cercando di adattarci alla realtà», aveva spiegato a Wired il vicesegretario dell’Alleanza, Mircea Geoana. «Se gli innovatori saranno selezionati da Diana, – ha aggiunto David van Weel, assistente segretario generale dell’Organizzazione del trattato dell’atlantico del nord per le sfide emergenti della sicurezza – potranno accedere al nostro denaro e quando saranno maturi, potranno andare sul mercato o dai più grandi fondi di venture capital».


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