I dubbi sul rischio allergie se si mangiano insetti, allerta su acari e crostacei: ecco chi deve stare attento

Mentre il ministro Schillaci assicura vigilanza pur «non essendo a conoscenza dell’incidenza», la comunità scientifica ci viene in aiuto con alcuni studi

Grilli, locuste, larve e tarme. A poche ore di distanza dall’annuncio del ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida sui quattro decreti che regoleranno la vendita e il consumo di prodotti a base di farina di insetti in Italia, la domanda è su quanto a questo punto la nostra salute sia al sicuro. Una delle questioni centrali da chiarire è quella sul pericolo allergie. «Vigileremo con attenzione», rassicura da un lato il ministro della Salute Schillaci, ammettendo però il dubbio sulle reali conseguenze, «siamo all’inizio e non sappiamo l’incidenza, ma sarà importante una etichettatura chiara: chi acquista deve sapere che c’è il rischio di allergia, i dati li sapremo man mano che i prodotti verranno acquistati». In attesa di dati però la letteratura scientifica ci viene in aiuto con alcuni studi già presenti. Non sono soltanto punture di vespa o scarafaggi a provocare potenziali reazioni allergiche legati agli insetti: la comunità scientifica spiega come anche quelli commestibili possono essere causa di allergie. Secondo quanto emerge locuste, cavallette, bachi da seta, tarme e grilli contengono al loro interno due principali proteine da tenere d’occhio: la tropomiosina e l’arginino chinasi. Individuate dalla scienza come le principali proteine allergeniche all’interno degli insetti, stimolano negli organismi suscettibili la produzione di IgE, anche conosciute come immunoglobuline E, e cioè gli anticorpi associati alle reazioni allergiche.


Secondo quanto spiegato da uno dei più recenti studi a riguardo, Insect Allergens on the Dining Table, pubblicato dal National Center for Biotechnology Information e citato dalla FNOMCeo, a ogni pasto a base di insetti o derivati dalla loro manipolazione, le IgE riconoscono queste proteine a loro “nemiche” innescando una catena di reazioni responsabili dei sintomi tipici delle allergie alimentari, e quindi prurito, gonfiore intorno alla bocca, vomito, diarrea e nei casi più gravi shock anafilattico. Per capire meglio il quadro, è necessario non sottovalutare anche la cosiddetta reattività crociata, è cioè tutte quelle reazioni allergiche che si manifestano anche come conseguenza di un’allergia ad altri alimenti. Su quest’ultima possibilità è necessario tenere alta l’attenzione soprattutto per chi soffre già di alcune specifiche allergie, vediamo quali.


Per chi è allergico ai crostacei

La reattività crociata degli anticorpi IgE alla proteina chiamata tropomiosina, di cui sopra, è stata dimostrata per la prima volta nel 1996 da alcuni ricercatori dell’Università californiana di Davis: i risultati dello studio evidenziarono come le IgE di organismi con un’allergia grave in particolare ai gamberetti reagivano anche a una proteina presente in cavallette, locuste e altri insetti simili, e cioè proprio alla tropomiosina. Negli anni successivi la ricerca è andata avanti con ulteriori documenti: l’articolo scientifico Majority of shrimp-allergic patients are allergic to mealworm pubblicato sul The Journal of Allergy and Clinical Immunology ha analizzato gli effetti derivanti dal consumo di un estratto proteico a base di larve di Tenebrio molitor, conosciuto più comunemente come tarma della farina, su 15 persone allergiche ai gamberetti. Tredici di loro hanno sviluppato una reazione allergica dopo aver mangiato 216 milligrammi dell’estratto proteico, una quantità pari o addirittura inferiore a volte a quella riportata nelle tabelle nutrizionali di alcuni snack a base dell’ingrediente in questione. Dati che per ora porterebbero la comunità scientifica a sconsigliare alle persone allergiche ai crostacei un’alimentazione a base di insetti e derivati. La stessa conclusione è stata raggiunta per altri specie di insetti commestibili come grilli e locuste.

Per chi è allergico agli acari

Oltre a confermare l’allerta per gli allergici ai crostacei, l’articolo scientifico di revisione Edible insects and food safety: allergy ha evidenziato come l’alimentazione di insetti sia legata a una reattività crociata anche per chi è allergico agli acari della polvere. «Gli insetti commestibili sono una fonte alimentare unica, che richiede un’ampia valutazione del rischio allergenico prima della sua introduzione sicura nel mercato alimentare», si legge nell’articolo scientifico, «in una recente revisione sistematica, i soggetti allergici ai crostacei sono stati identificati come un gruppo a rischio a causa della reattività incrociata mediata principalmente dalla tropomiosina e dall’arginina chinasi. Ma è stata dimostrata anche la co-sensibilizzazione immunologica agli acari della polvere domestica». Rispetto all’allergia ai crostacei, il numero di pazienti allergici agli acari della polvere che presentano un’ipersensibilizzazione nei confronti di insetti commestibili risultano in numero inferiore e quindi con possibilità di studio ancora limitato. «ll risultato è che, in caso di esposizione, non si è in grado di prevedere con relativa sicurezza se si verificherà una reazione allergica», sottolineano gli esperti.

E ancora: «Sono necessari ulteriori studi per comprendere meglio il potenziale della sensibilizzazione primaria che causa questa reattività incrociata: il significato clinico e i meccanismi molecolari coinvolti nella reattività incrociata tra insetti commestibili e acari della polvere non sono ancora chiari e si dovrebbe prestare particolare attenzione a capire meglio quali allergeni causano co-sensibilità». Alla luce di quanto raccolto e delle verifiche ulteriori da fare, la comunità scientifica ritiene opportuno evitare il consumo di insetti commestibili anche se si è allergici agli acari della polvere. E questo perché, come ribadiscono gli scienziati, «le informazioni contestuali sui casi segnalati di reazioni allergiche agli insetti hanno ulteriormente dimostrato che i lavoratori che allevano insetti e i soggetti con malattie allergiche specifiche sono i principali gruppi a rischio».

L’attenzione nei cibi elaborati. L’aggiunta di ingredienti ricchi di amido depotenzia l’allergenicità

Gli scienziati ricercatori Laura De Marchi, Andrea Wangorsch e Gianni Zoccatelli sono i responsabili della recente analisi pubblicata a maggio 2021 sugli effetti dell’elaborazione dei prodotti a base di insetti commestibili. Il potenziale allergenico è secondo gli esperti strettamente collegato anche ai processi tecnologici con cui gli insetti destinati alla filiera alimentare vengono destinati: un aspetto particolarmente rivelante soprattutto per i Paesi occidentali che scelgono di consumare gli insetti sotto forma di farine e in cibi processati. Anche su questo gli studi sono in corso. Il documento Influence of processing and in vitro digestion on the allergic cross-reactivity of three mealworm species spiega per esempio come il potenziale allergenico della tropmiosina della larva di tarma diminuisce quando questa viene fritta, ma rimane invariato se le larve vengono bollite. Una delle buone notizie è che l’aggiunta di ingredienti ricchi di amido, come farine a base di cereali o legumi, può diminuire in caso di snack e barrette, l’allergenicità degli insetti.

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