Emergono nuovi elementi della fuga dell’imprenditore russo Artem Uss, figlio del governatore di una regione siberiana. Era stato fermato a Malpensa lo scorso 17 ottobre, su mandato d’arresto internazionale dell’autorità giudiziaria di New York. Si trovava ai domiciliari nella sua residenza a Basiglio, in provincia di Milano, in attesa della sentenza della Corte d’Appello. Tre giorni fa, il 21 marzo, è arrivato il verdetto: concessa l’estradizione negli Stati Uniti. E allora, il cittadino russo ha deciso di far perdere le tracce. «Un’operazione chirurgica», l’hanno descritta i pm milanesi, secondo cui Uss non sarebbe potuto scappare senza una rete di complici fidata e contando su un’importante disponibilità finanziaria. Probabilmente, l’imprenditore – che si ipotizza si trovi già all’estero -, è fuggito salendo su un’auto guidata da un altro uomo. Le indagini delle autorità inquirenti partono proprio dal veicolo, che risulta essere stato controllato più volte in passato, e dalla decisione della moglie di allontanarsi dall’Italia – dietro autorizzazione – già lo scorso 13 marzo. Scelta che sarebbe potuta risultare sospetta, in quanto era lei la figura deputata a occuparsi delle esigenze di Uss durante la detenzione in casa. L’uomo, dopo aver manomesso il braccialetto elettronico, potrebbe aver lasciato il Paese volando su un jet decollato da un aeroporto privato. Si crede si sia avvalso anche di documenti falsi. Insomma, un piano organizzato con cura e da tempo. La Procura di Milano è in contatto con le autorità americane che, da quanto si è saputo, hanno espresso la loro preoccupazione per come si è verificata questa fuga.
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