Pnrr, il ministero più in ritardo sui progetti è quello di Salvini

Secondo i tecnici dipende dagli iter autorizzativi e dal rincaro dei materiali

Il ponte sullo Stretto di Messina arriverà a breve, dice il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Sarà sicuramente così, ma nel frattempo proprio il suo dicastero è in ritardo sul Recovery Plan. Secondo la Corte dei Conti ci sono 19 miliardi a rischio. Visto che soltanto due target sono stati raggiunti e la scadenza è fine marzo. Ma soprattutto, fa sapere oggi Repubblica, 11 progetti su 29 sono appannaggio delle Infrastrutture. E sono in ritardo. Ieri è stato il presidente Sergio Mattarella a chiedere di mettersi sulla stanga. Citando Alcide De Gasperi. Tra il 2020 e il 2022, fa sapere la Corte dei Conti, sono stati spesi 20 miliardi. Ovvero il 49,7% delle risorse programmate e il 12% del totale considerando anche gli incentivi all’edilizia e all’industria. Senza queste voci la spesa si dimezza al 6%.


Lavorare con lentezza

E non sarà neanche possibile recuperare tutto quest’anno. La previsione, aggiunge il quotidiano, è che si rimarrà indietro di circa 15 miliardi, il 19,5% in meno rispetto al cronoprogramma. E quindi dal 2024 partirà la corsa alla spesa, con valori annuali che dovrebbero superare i 45 miliardi. Ma soprattutto sono indietro progetti che interessano molti. Come quello per ridurre le emissioni delle navi traghetto dello stretto di Messina attraverso veicoli ibridi. Così come i piani di edilizia carceraria. Il ministero di Salvini assomma il numero maggiore di progetti in ritardo. E spiega che la mancata realizzazione è dovuta alla complessità degli iter. Che prevedono autorizzazioni da parte di Bruxelles. Per evitare che le risorse spese siano considerate aiuti di Stato. Un altro problema è il rincaro dei materiali. Nel primo semestre 2023 sono 40 gli obiettivi non completati. A questi se ne aggiungono altri 37 rinviati. Ma che rientrano comunque negli impegni con l’Unione Europea.


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