Israele, popolo in protesta davanti al ministero della Difesa contro il licenziamento di Gallant: «Resistono alla follia della maggioranza» – Il video

Una folla si è radunata anche davanti la residenza di Netanyahu a Gerusalemme. Naftali Bennett: «Il premier ritiri la decisione e sospenda la riforma»

Dopo la decisione del premier israeliano Benjamin Netanyahu di licenziare il ministro della Difesa Yoav Gallant, che poche ore fa aveva chiesto al governo di bloccare la riforma della giustizia contro cui in migliaia manifestano da settimane, la popolazione si è riversata nelle strade di Tel Aviv e di fronte al ministero della Difesa per protestare contro l’esclusione di Gallant. Secondo i media locali, alcuni dei presenti hanno annunciato l’intenzione di recarsi anche sotto la casa dell’ex ministro in segno di solidarietà. Le immagini delle proteste, tra scontri e fiamme, arrivano da una capitale sconvolta dalle più grandi forme di manifestazione degli ultimi tempi. Intanto secondo quanto riportato da Haaretz una folla si è radunata anche davanti la residenza del primo ministro Netanyahu a Gerusalemme, dove la polizia ha usato cannoni ad acqua per disperdere i manifestanti. Il leader dell’opposizione Yair Lapid ha subito attaccato la decisione di Netanyahu: «Il premier può licenziare il ministro, ma non può licenziare la realtà del popolo di Israele che sta resistendo alla follia della maggioranza».


A intervenire sulla decisione del premier anche l’ex primo ministro Naftali Bennett: Il paese sta affrontando il più grande pericolo dalla guerra dello Yom Kippur. Chiedo al primo ministro di ritirare la lettera di licenziamento di Gallant, sospendere la riforma e iniziare i negoziati fino a dopo il Giorno dell’Indipendenza». E ancora: «Non importa chi ha ragione e chi ha torto. Invito tutti i manifestanti e tutti i cittadini di Israele a fare tutto senza violenza, senza spargimento di sangue. Siamo fratelli». A chiedere le dimissioni di Gallant subito dopo le sue dichiarazioni sulla riforma della giustizia del governo Netanyahu, era stato il ministro per la Sicurezza Nazionale Ben-Gvir: «Gallant è stato eletto con i voti della destra e in pratica promuove un’agenda di sinistra. Al momento della verità è crollato sotto la pressione dei media e dei manifestanti», aveva detto contro il ministro della Difesa. Poche ore dopo la decisione da parte del premier.


Usa: «Siamo preoccupati. Trovare un compromesso il prima possibile»

Nelle ultime ore anche gli Stati Uniti sono intervenuti sulla situazione di Israele: «Siamo profondamente preoccupati per gli sviluppi in corso in Israele, compreso il potenziale impatto sulla capacità di reazione militare sollevato dal ministro della difesa Yoav Gallant, che sottolinea ulteriormente l’urgente necessità di un compromesso», ha detto il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale Usa John Kirby. E ancora: «Come il presidente ha recentemente discusso con Netanyahu direttamente, i valori democratici sono sempre stati, e devono rimanere, un segno distintivo delle relazioni Usa-Israele». Il portavoce ha poi parlato di una soluzione urgente: «Le società democratiche sono rafforzate da controlli ed equilibri autentici e i cambiamenti fondamentali dovrebbero essere perseguiti con la più ampia base possibile di sostegno popolare. Continuiamo a sollecitare con forza i leader israeliani a trovare un compromesso il prima possibile basato su un ampio sostegno popolare».

Foto di copertina: Haaretz/Tomer Appelbaum

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