Israele, Netanyahu licenzia il ministro della Difesa: aveva protestato contro la riforma della Giustizia

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha licenziato il ministro della Difesa Yoav Gallant che aveva chiesto di fermare la riforma della Giustizia dopo settimane di proteste nel Paese in nome dell’unità nazionale. Ieri 25 marzo, durante una delle più grandi manifestazioni contro la riforma, Gallant aveva spiegato come ormai «da ogni parte giungono sentimenti di collera, di dolore e di massima delusione di un’intensità che non avevano mai visto prima». Assiema a lui si era schierato anche il ministro dell’Agricoltura, Avi Dichter. Lo scorso giovedì, spiega Haaretz, Netanyahu aveva avuto un confronto con Gallant per poi promettere in tv che avrebbe portato avanti la sua riforma della giustizia, nonostante le accuse di conflitto di interessi che gli impedirebbero di apportare modifiche al sistema giudiziario mentre è sotto processo per tre accuse di corruzione. E proprio sul conflitto di interessi, la Corte suprema israeliana ha concesso una settimana di tempo al premier per rispondere dopo aver accolto la petizione di una ong per aver annunciato di volersi occupare come premier della riforma giudiziaria dopo una legge della Knesset che stabilisce l’inadeguatezza di un primo ministro in carica solo per problemi fisici o psichici e non per altro. Il premier israeliano – secondo cui la nuova legge gli consente di occuparsi della riforma – ha tempo fino al 2 aprile per controreplicare alla richiesta della Corte. Intanto il vice avvocato generale dello Stato Gil Limon ha preannunciato in una deposizione ad un comitato della Knesset che la Corte Suprema boccerà la legge votata in prima lettura dalla maggioranza di destra che vuole riportare alla carica di ministro dell’Interno e della Sanità il leader religioso di Shas, Aryeh Deri, invalidato nella sua nomina in quanto condannato per reati fiscali.


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