Israele, governo Netanyahu spaccato. Anche il ministro della Difesa contro la riforma della giustizia: «Va fermata». Migliaia in piazza – I video

In più di 200mila sono scesi in piazza a Tel Aviv. Il ministro di estrema destra Ben-Gvir: «Gallant si dimetta»

In più di 200mila persone protestano a Tel Aviv contro la riforma della giustizia del governo israeliano in una delle più grandi manifestazione degli ultimi tempi nella capitale. I media locali, tra cui il Jewish News e il The Times of Israel, parlano anche di decine di migliaia di manifestanti in circa 150 località di tutto il Paese. «La legge di riforma giudiziaria va fermata, subito», ha detto in un discorso alla Nazione il ministro della Difesa Yoav Gallant, uno dei più stretti alleati del premier Benyamin Netanyahu e il primo dei grandi esponenti del partito del primo ministro, il Likud, a chiedere di fermare il controverso provvedimento sulla giustizia contro la Corte suprema. Una frattura che sembrerebbe riguardare anche altri ministri e figure interne al partito e che ora potrebbe mettere a rischio la maggioranza in Parlamento, dove Netanyahu dispone di 64 voti su 120. «Occorre ritrovare l’unità nazionale», ha continuato Gallant, «già adesso esiste un pericolo chiaro, immediato e concreto alla nostra sicurezza nazionale. Sono disposto a pagare un prezzo personale per le mie idee», ha concluso il ministro, chiedendo anche che il blocco della legge sia accompagnato da un blocco delle manifestazioni e dall’inizio di «un dialogo di riconciliazione fra le parti».


Il discorso del ministro della Difesa è andato avanti mettendo in guarda sulla profonda lacerazione che in questo momento starebbe penetrando anche nell’esercito e nelle altre istituzioni di sicurezza: «Da ogni parte giungono sentimenti di collera, di dolore e di massima delusione di un’intensità che non avevo mai visto prima», ha spiegato, «constato come la fonte della nostra forza si sta erodendo». A chiedere di fermare la legge sulla giustizia anche un altro ministro del governo di Netanyahu, quello dell’agricoltura Avi Dichter: «Il premier fermi la legge per lo meno fino al 26 aprile, giorno dell’Indipendenza. Non c’è altra uscita». Della stessa posizione anche un altro autorevole esponente del partito di Netanyahu, l’ex presidente della Knesset Yuli Edelstein. Nel frattempo a intervenire nella frattura interna al partito il ministro della Sicurezza nazionale Ben-Gvir: «Gallant è stato eletto con i voti della destra e in pratica promuove un’agenda di sinistra. Al momento della verità è crollato sotto la pressione dei media e dei manifestanti», ha detto, commentando le ultime dichiarazioni del ministro della Difesa e chiedendo le sue immediate dimissioni.


I motivi della protesta

La riforma della giustizia di Netanyahu di fatto mira a togliere i poteri di controllo alla Corte suprema per affidarli al governo: un cambiamento che secondo i manifestanti appare come un grosso pericolo per la democrazia israeliana andando ad eliminare ogni contrappeso al potere del governo in carica. Lo stesso governo dal canto suo continua a ribadire quanto la riforma sia necessaria per un ribilanciamento dei poteri dello Stato, che negli ultimi decenni avrebbero favorito eccessivamente il potere giudiziario.

Foto di copertina: Twitter @JotamConfino/Amir Turkel

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