Ombre rosse, il fondatore di Prima Linea Enrico Galmozzi festeggia la mancata estradizione: «Quanto mi fa godere la Cassazione francese»

Condannato per due omicidi, Galmozzi commenta su Facebook la decisione dei giudici francesi

Il fondatore delle Brigate combattenti di Prima Linea festeggia. «Quanto mi fa godere la Cassazione francese…», così Enrico Galmozzi – condannato per gli omicidi dell’avvocato Enrico Pedenovi e del poliziotto Giuseppe Ciotta – ha commentato su Facebook la decisione dei giudici di Parigi di confermare il rifiuto all’estradizione dei dieci ex militanti Br. Tra questi (8 uomini e 2 donne) spicca anche Giorgio Pietrostefani, condannato per l’omicidio di Luigi Calabresi, Marina Petrella e Roberta Cappelli. Questo rifiuto era, in realtà, atteso. Già il 29 giugno dello scorso anno, infatti, il tribunale francese aveva negato l’estradizione chiesta dall’Italia. Tra i motivi c’era il rispetto della vita privata e familiare e il diritto a un processo equo, nonché le garanzie previste dagli articoli 8 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Ma il giorno seguente il presidente Emmanuel Macron ci tenne a sottolineare che «quelle persone, coinvolte in reati di sangue, meritano di essere giudicate in Italia». Così il procuratore generale della Corte d’appello di Parigi, Rémy Heitz, in rappresentanza del governo, aveva immediatamente presentato un ricorso alla Corte di Cassazione.


La reazione delle vittime delle Br

Alberto Cataldo, il figlio di Francesco, maresciallo ucciso a Milano dalle Br il 20 aprile 1978, trova giusta la sentenza della Cassazione francese. «Ormai sono passati più di 47 anni, la pena in sé mi interessa fino a un certo punto», dice sottolineando che l’obiettivo è quello di restituire verità sulle vicende. «La vera partita non è l’estradizione quanto misurare se queste dieci persone daranno un contributo per capire quanto è successo in quegli anni», ha detto. Non sono d’accordo, invece, Mario Calabresi, che ha espresso la sua amarezza, Roberto Della Rocca, uno dei sopravvissuti agli attentati delle Brigate rosse. «È una vergogna che non ha fondamento giuridico. Io e la mia associazione facciamo appello al ministro Nordio affinché la giustizia italiana intervenga. E chiedo alla Francia: se fosse successa la stessa cosa al contrario con le vittime del Bataclan?».


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