L’amarezza di Mario Calabresi dopo il no all’estradizione dei terroristi italiani dalla Francia: «Hanno mai pensato ai danni che hanno fatto alle nostre famiglie?»

Il giornalista ha commentato la decisione della Cassazione francese: «Da parte loro c’è mai stata una parola di ravvedimento, di solidarietà o di riparazione»

La Corte di Cassazione francese ha confermato il no all’estradizione dei 10 terroristi italiani coinvolti nell’operazione “Ombre rosse“. Tra gli ex terroristi a cui la Francia ha negato l’estradizione c’è l’ex militante di Lotta Continua Giorgio Pietrostefani, già condannato in Italia per essere stato tra i mandanti dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi. E l’ex direttore di Repubblica, il giornalista Mario Calabresi, figlio del commissario ucciso a Milano il 17 maggio 1972, con alcuni tweet ha commentato la decisione della Corte di Cassazione francese: «Era un’illusione aspettarsi qualcosa di diverso e (parere personale) vedere andare in carcere queste persone dopo decenni non ha per noi più senso». E Calabresi osserva ancora: «C’è un dettaglio fastidioso e ipocrita: la Cassazione scrive che “I rifugiati in Francia si sono costruiti da anni una situazione famigliare stabile (…) e quindi l’estradizione avrebbe provocato un danno sproporzionato al loro diritto a una vita privata e famigliare». Lo scorso 29 giugno 2022, il tribunale francese aveva negato l’estradizione chiesta dall’Italia. La presidente della Chambre de l’Instruction della Corte d’Appello di Parigi aveva motivato il no all’estradizione dei 10 terroristi facendo riferimento al «diritto a un processo equo» e il «rispetto della vita privata e familiare», come garantito dagli articoli 6 e 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. E Calabresi, che già in passato aveva definito «ridicola e falsa» la decisione della Corte d’Appello di Parigi di non estradare i 10 terroristi, conclude con una domanda retorica, da cui traspare grande amarezza: «Ma pensate al danno sproporzionato che loro hanno fatto uccidendo dei mariti e padri di famiglia. E questo è ancora più vero perché da parte di nessuno di loro c’è mai stata una parola di ravvedimento, di solidarietà o di riparazione. Chissà…».


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