Il lato oscuro di Brt e Geodis, i colossi della consegna di pacchi colpiti dalla magistratura. Ecco perché

I due colossi della logistica in amministrazione controllata per un anno. Le storie di chi ci lavora

Il corriere si fa male durante il lavoro? «Evitiamo di chiamare l’ambulanza. Facciamolo portare in ospedale da una persona di fiducia». Questo è una delle storie che emergono dai verbali dei lavoratori di Brt (ex Bartolini), storica azienda di spedizioni italiani. Un colosso della logistica che è finito in amministrazione giudiziaria per un anno. La decisione l’ha presa la sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Milano presieduta da Fabio Roia. E fa il paio con quella per Geodis, che per un anno dovrà restare in amministrazione controllata. Le due aziende sono di proprietà di due gruppi francesi. E avevano subito negli scorsi mesi sequestri per 126 milioni di euro. Sotto accusa la gestione dei cosiddetti “serbatoi di manodopera”. Ovvero dei lavoratori messi a disposizione, senza tutele, da società intermediarie e cooperative per le due grandi aziende.


Le coop

Le verifiche della Procura (il pm è Storari) solo sul fronte di Brt riguardano «controlli di transumanza». Ovvero il passaggio da una cooperativa all’altra in rapporti con l’azienda, su quasi 3mila fornitori di manodopera per una forza lavoro in totale di 26.105 autisti. Nel provvedimento dei giudici (Rispoli-Cernuto-Spagnuolo Vigorita) si riassumono le dichiarazioni di decine di lavoratori. Che raccontano storie incredibili. Non avevano diritto a visite mediche né a corsi di formazione. E dovevano contribuire a volte per comprarsi anche il furgone. Passavano da una cooperativa all’altra perdendoogni diritto di carattere economico come gli scatti di anzianità. Non venivano pagati durante le ferie e non avevano la tredicesima. Mentre il versamento dello stipendio, hanno raccontato, veniva qualificato «come ‘trasferta Italia’ in modo da evitare il pagamento dei contributi». In alcuni casi le aziende pagavano i lavoratori solo a cottimo. E poi c’era il Caporale dei Caporali che sceglieva i capi delle cooperative «su base etnica».


Il sindacalista

Il sistema, spiega il tribunale, va avanti almeno da dieci anni. E «ha consentito a Brt di risparmiare a tutto detrimento dei lavoratori e dell’Erario» 100 milioni di euro all’anno. Un sindacalista che ha detto di aver subito anche un tentativo di corruzione ha messo a verbale che «quella attuata da Brt deve essere considerata una chiara forma di intermediazione e interposizione di manodopera. Poiché (…) tutti gli autisti delle società fornitrici di Brt, anche i cosiddetti finti padroncini o ibridi (…) dipendono direttamente da Brt». Il teste ha riferito che «si assiste a un forma di sfruttamento di questa tipologia atipica di lavoratori». E che ci sono «corrieri che lavorano da più di vent’anni presso le filiali Brt, seppure questa circostanza non sia mai stata certificata». Ma devono accettare turni massacranti. «La maggior parte – si legge nel verbale – non sono di nazionalità italiana e sono soggetti in difficoltà economica».

L’amministratore delegato

Durante l’interrogatorio di garanzia l’amministratore delegato di Brt Costantino Dalmazio Manti (indagato insieme al presidente Giorgio Bartolini) ha ammesso di aver ricevuto denaro dal 2016 al 2022 da fornitori per farli lavorare. Si parla di un milione di euro. Un consulente giuslavorista di Brt ha detto che gli appalti avevano una gestione opaca. E ha parlato di 200 mila euro incassati da Manti e girati alla moglie. Ieri in una nota la società ha fatto sapere di aver già «iniziato molteplici investigazioni interne volte ad analizzare alcune situazioni critiche». E che l’8 febbraio 2023 ha rimosso dalla carica Manti. Sostituendolo con Mathieu Wintgens, presidente del Cda.

I subappalti

Il sistema di società subappaltatrici, racconta oggi La Stampa, prevede sigle fantasma che poi spariscono. E che sono inafferrabili per i lavoratori ma anche per i sindacati. I lavoratori raccontano che i loro capi non si fanno mai sentire, dovrebbero fare visite annuali che però saltano e non hanno nemmeno l’assicurazione medica. Sulla base di accordi individuali le aziende della logistica si sono accordate con tanti “finti padroncini”. Gli accordi prevedono l’acquisizione del mezzo dall’azienda e la detrazione delle rate del veicolo e dell’assicurazione. Oltre alle riparazioni e al costo del carburante. Alla fine per portare a casa un guadagno dignitoso a fine mese tutti si sottopongono a turni massacranti e vengono pagati a cottimo.

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