Scuola, l’ordinanza del ministero: potranno insegnare anche i docenti con abilitazioni prese all’estero. Ma i precari protestano

11mila le domande presentate, provenienti da Romania, Spagna e Bulgaria. L’85% sono relative al conseguimento del titolo di maestra di sostegno

Per insegnare in Italia potrebbe essere considerata valida anche un’abilitazione ottenuta all’estero. Il ministero dell’Istruzione starebbe infatti per emanare un’ordinanza in cui prevede che chi è inserito con riserva nella prima fascia delle graduatorie provinciali (Gps) in quanto ha acquisito il titolo all’estero, potrà stipulare i contratti anche se manca il riconoscimento formale del titolo di accesso alla graduatoria. In particolare, scrive Orizzonte Scuola, il Ministero apporterà modifiche alla norma che imponeva la riserva per gli aspiranti professori che avessero conseguito il titolo all’estero e presentato la domanda di riconoscimento in Italia entro il 31 maggio, introducendo il divieto di stipula di contratti fino al completo scioglimento della riserva stessa. L’improvviso e inatteso ripensamento del dicastero di Giuseppe Valditara ha fatto infuriare i tantissimi insegnanti – circa 2 mila – abilitati e specializzati su sostegno in Italia.


Sindacati divisi: Cisl e Uil contrari

Allo stesso tempo, però, sono rimaste sorprese anche le organizzazioni sindacali che sul tema sono invece divise. Sarebbero già oltre 11mila le domande presentate, provenienti da Romania, Spagna e Bulgaria. L’85%, spiega Ansa, sono relative al conseguimento del titolo di sostegno. Ieri, martedì 28 marzo, si è svolta una riunione con le sigle sindacali proprio sui titoli di specializzazione ottenuti all’estero. Tra i sindacati contrari all’ordinanza: Uil e Cisl. «È possibile che un posto in Italia, per personale italiano, dipenda dall’esito di titoli conseguiti all’estero che rendono instabili graduatorie e immissioni in ruolo?», si chiede Giuseppe D’Aprile della Uil scuola. «Questa – continua – è la conseguenza di una denuncia che la Uil Scuola Rua fa da tempo. Mantenere il numero chiuso nelle università che specializzano sul sostegno creerà l’ennesima divisione nel personale precario. Con il risultato che l’inizio del prossimo anno scolastico sarà nuovamente foriero di contenziosi».


Il paradosso

Per l’Unione Italiana del Lavoro, «è paradossale che un docente, abilitato o specializzato in Italia e inserito a pieno titolo nelle graduatorie, si vedrà in molti casi scavalcato nel punteggio proprio da chi non ha ancora un titolo valido a tutti gli effetti. Perché non ancora riconosciuto dal Ministero.E che non dovrebbe essere spendibile nelle graduatorie. Non si parli allora di continuità didattica se la supplenza assegnata al docente in attesa di riconoscimento del titolo, potrà decadere nel momento in cui questo non dovesse essere riconosciuto», conclude d’Aprile. La Cisl Scuola evidenzia, invece, come il diffondersi di percorsi formativi attivati dai vari paesi Ue, frequentati allo scopo di utilizzarne i titoli per accedere all’insegnamento nelle scuole italiane, sia la conseguenza della mancata attivazione di percorsi abilitanti e di un congruo numero di Tfa di sostegno sul territorio nazionale. «La situazione è aggravata, per quanto riguarda i percorsi di specializzazione, da un’offerta formativa eterogenea e sperequata fra le diverse regioni».

I contenziosi

La Cisl Scuola ha inoltre rilevato come il contenzioso più volte attivato per contrastare il mancato riconoscimento di titoli conseguiti all’estero veda ormai un orientamento giurisprudenziale consolidato. Che obbliga le Amministrazioni a verificare gli effettivi titoli ottenuti, accertando: livelli di competenza, conoscenza e capacità acquisiti. Ma anche l’equivalenza in termini di durata complessiva, livello e qualità della formazione rispetto agli analoghi percorsi formativi in Italia. «Per dare risposta in modo tempestivo a chi attende di conoscere se il proprio titolo possa essere pienamente riconosciuto, è pertanto indispensabile dare impulso alle procedure di verifica dei percorsi secondo le indicazioni del Consiglio di Stato», conclude la Cisl.

Favorevole il sindacato Anief 

Favorevole, invece, all’ ipotesi di ordinanza ministeriale il sindacato Anief. «Questa modifica è un atto dovuto. Adesso si sblocchino le immissioni in ruolo sui posti in deroga da anni per il personale specializzato in Italia. E l’accesso libero al Tfa sostegno o l’aumento consistente dei numeri di ammissione», ha detto il segretario Marcello Pacifico.

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