Omicidio Ziliani, la figlia in confusione davanti al pm: «Ero convinta mia madre ci volesse avvelenare, ma ora non ne sono più sicura»

Silvia Zani ha ricostruito in Corte d’Assise l’omicidio: «Avevamo pensato di farla sparire in montagna, poi abbiamo scelto di drogarla avvelenando la torta»

«Quando ho ucciso mia madre ero convinta che lei volesse avvelenarci, ci avrei messo la mano sul fuoco. Ora, dopo tanti mesi in carcere, non ne sono più così sicura». Sono le parole pronunciate di fronte al pubblico ministero Caty Bressanelli dalla 29enne Silvia Zani, una delle due figlie di Laura Ziliani, l’ex vigilessa di Temù uccisa nella notte tra il 7 e l’8 maggio 2021, nel corso del processo davanti alla Corte d’Assise di Brescia. L’ex vigilessa 55enne, secondo le ricostruzioni degli inquirenti e le confessioni delle due figlie e del fidanzato di una di loro, sarebbe stata prima stordita con degli ansiolitici, poi soffocata con un sacchetto di plastica e successivamente seppellita dalle due figlie e dal fidanzato di una delle due. «Eravamo convinti che nostra madre volesse ucciderci. Eravamo spaventatissimi. Non so perché volesse ucciderci – ha proseguito Silvia Zani -, forse perché ero una rompiscatole o perché volevo gestire gli immobili che abbiamo ereditato dopo la morte di mio padre in modo diverso».


Relazione degenerata

In aula la primogenita dell’ex vigilessa ha presentato versioni ondivaghe, sostenendo di aver avuto con la madre «sempre un buon rapporto, trascorrevamo parecchio tempo insieme», ma al contempo che la donna non accudiva come avrebbe dovuto una delle figlie, affetta da una disabilità. E di essersi a un certo punto convinta che la donna volesse avvelenarla con «latte alla candeggina», che lei e il fidanzato Mirto avrebbero ingerito. Da questa convinzione di essere perseguitate dalla madre e l’idea di ucciderla. Molteplici e varianti anche i metodi pensati per eseguire il piano. Secondo quanto raccontato in aula da Silvia Zani, le due sorelle e il fidanzato di una di loro avrebbero voluto farla «sparire in montagna, perché la amava più di noi». Avrebbero vagliato, e poi scartato, anche l’idea di avvelenarla con del liquido antigelo per auto. Ma infine, ha spiegato Zani, i complici hanno optato per il piano di drogare la donna con un mix di benzodiazepine con cui hanno avvelenato la torta preparatale per la festa della mamma. «Dopo l’omicidio eravamo spaventatissimi – ha proseguito Zani -. Ci siamo autocatapultati in una situazione di cui non avevamo il controllo».


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