Christine Lagarde minaccia altri rialzi dei tassi fino a quando l’inflazione non sarà al 2%. Ma in questi nove mesi la scelta non ha prodotto risultati. Ecco perché – Il video

Davanti a 400 studenti dell’osservatorio giovani editori di Andrea Ceccherini Christine Lagarde, presidente della Bce, ha annunciato che la manovra di rialzo dei tassi continuerà fino a quando nella Ue il tasso di inflazione non sarà portato al 2%. Certo, quella è la missione ufficiale della Bce, ma di fronte a tanta determinazione della banchiera centrale c’è da avere qualche brivido. Dall’inizio dell’estate dello scorso anno infatti la Fed ha aumentato i tassi del 185,7%, portandoli da 1,75 a 5 punti. La Bce li ha aumentati del 500% da 0,5 a 3 punti base. Lo hanno fatto per riportare sotto controllo l’inflazione. Negli Usa è scesa del 34%, passando dal 9,1 al 6 per cento. In Europa è scesa del 4,5%, passando dall’8,9% all’8,5%. In Italia è addirittura salita, anche se ora i prezzi stanno scendendo. Quindi in 9 mesi nessuna delle due banche centrali pur con ripetuti aumenti dei tassi ha centrato i suoi obiettivi. Ci è sicuramente riuscita un po’ di più la Fed, avendone anche più danni perché la stretta sul credito si è fatta sentire sul sistema bancario, facendo scoppiare bubboni come quello della Silicon Valley Bank dovuto anche ad altri fattori.


Le manovre sui tassi effettuate in continuazione in questi mesi hanno prodotto quindi scarsissimi risultati. Perché? Secondo le teorie di scuola della macroeconomia l’inflazione “core” (quella strutturale) viene originata da un aumento della domanda di consumi. Si alzano i tassi proprio per fare diminuire quella domanda: il credito diventa più costoso e siccome in gran parte mondo si acquista attraverso il proprio indebitamento, inevitabilmente diminuisce l’esigenza di consumare. È un’arma a doppio taglio perché se cadono i consumi e la stretta dura troppo a lungo si rischia la deprimere l’economia.


L’aumento della domanda- l’inflazione core- era reale negli Usa, e per questo motivo il rialzo dei tassi della Fed ha funzionato anche se non con la rapidità attesa. In Europa non era la domanda a crescere, ma l’offerta a restringersi per ragioni geopolitiche che hanno fatto diventare bene scarso l’energia. Il rincaro di gas ed elettricità a catena ha fatto aumentare i costi di produzione anche di altri settori, in testa l’alimentare. Ma se è la scarsità di offerta il problema, la stretta sul credito non lo risolve. Bisogna trovare strade (come l’Europa sta facendo) per riequilibrare quella offerta. Alzare troppo i tassi fa correre il rischio di aggiungere un nuovo danno (la depressione economica) a quello che già c’era. Se ne sono accorti molti economisti e anche alcuni banchieri centrali (come il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco). Non la Lagarde.

Leggi anche: