Fotovoltaico. Schifani vorrebbe trattenere parte dell’energia elettrica prodotta in Sicilia, ma è «tecnicamente impossibile»

Ad oggi risulta impossibile distinguere la provenienza dell’energia una volta entrata in rete

L’energia prodotta con i pannelli fotovoltaici deve rimanere in Sicilia ed essere utilizzata dai siciliani, secondo il pensiero espresso dal presidente della regione insulare Renato Schifani, che nei giorni scorsi ha minacciato di sospendere le approvazioni di nuovi impianti se non dovesse arrivare un segnale dal governo. Il mio obiettivo è ridurre il caro bollette, ha detto chiaramente Schifani. Come? Ottenendo una «quota, seppure non considerevole, di energia prodotta in Sicilia che rimanga in Sicilia che possa contribuire naturalmente a ridurre il costo della bolletta per tutte le famiglie siciliane». Secondo il presidente, «occorrerà la modifica del decreto legislativo del 2003 che prevede che le misure di concambio possano essere riconosciute soltanto ai comuni e non ad altri enti. Chiederò che vengano introdotte anche le regioni per riconoscere loro una misura compensativa adeguata, sociale ed estremamente saggia». Quanto è fattibile il progetto di Schifani? Per capirlo Open ha parlato con Davide Falabretti, docente di distribuzione dell’energia elettrica al Politecnico di Milano, e Marco Tina professore di Sistemi Elettrici per l’energia all’Università di Catania.

Per chi ha fretta:

  • Il presidente della regione Sicilia sostiene che compensare i danni all’agricoltura, l’energia prodotta dai pannelli fotovoltaici della Sicilia, dovrebbe restare ai siciliani, per abbassare il prezzo delle loro bollette.
  • Per farlo, l’intera isola dovrebbe essere disconnessa dalla rete elettrica europea, un progetto che gli esperti definiscono «impossibile» da realizzare.
  • Oltre all’impossibilità di distinguere la provenienza dell’energia una volta entrata in rete, c’è la questione dell’accumulo: non ci sono batterie o metodi di accumulo sufficienti sull’isola.
  • Ad ogni modo, la Sicilia consuma più energia di quanta ne produce. Di questa, la quota del fotovoltaico è appena l’11%.

Come funziona il mercato elettrico?

Prima però, un po’ di contesto. Al momento il mercato italiano dell’energia costituisce un’unica entità. Si tratta, in sostanza «di un unico contenitore da cui tutti prelevano e dove tutti immettono», spiega Falabretti. Il Paese è comunque diviso in zone. E una di queste è proprio la Sicilia, come si può vedere nella seguente mappa, tratta dal vademecum sul mercato elettrico del Gestore dei Mercati Energetici (Gme). «Queste zone esistono perché ci sono però rischi di congestione in determinati punti, che in dati momenti possono sovraccaricarsi. Nel caso in cui queste congestioni si verifichino, il mercato viene spezzato in più zone per ottimizzare facilitare i flussi. Ciò comporta che il prezzo differisce nelle varie zone finché i flussi non tornano a essere gestiti normalmente». «Anche se esiste un mercato – fa notare Tina – il flusso fisico dell’energia non segue i movimenti di mercato che a volte viene diviso solo per esigenze logistiche e commerciali. Che nella maggior parte dei casi si verificano quando il flusso supera il limite stabilito da Terna».

Cosa succederebbe se la Sicilia si staccasse?

Ma questo vuol dire che – come dice Schifani – l’energia prodotta in Sicilia può rimanere in Sicilia? «No», risponde Falabretti. Non si può comandare il modo in cui viaggiano gli elettroni, dovrebbero essere interrotte le connessioni. «In passato ciò accadeva, ma è diventato sempre più difficile, e – soprattutto – meno pratico», continua l’esperto. Perché? «Significa che in ogni momento bisogna produrre né più né meno di quanto si consuma. In questi casi, l’unione fa la forza. Collegare la Sicilia permette di bilanciare. Di giorno magari producono di più grazie al fotovoltaico, ma la generazione da altre fonti non è sufficiente a tenere in piedi la rete in maniera stabile», spiega Falabretti.

Cosa fare col surplus?

A questo proposito interviene Tina: «Le parole di Schifani non hanno nessun senso. L’energia elettrica una volta immessa in rete non può essere selezionata. Gli utenti che si collegano usano il mix disponibile al momento. Quindi se c’è un solleone e la Sicilia è in export tu stai sicuramente usando l’energia del fotovoltaico, anche se questa magari viene in parte mandata al resto del Paese. L’energia dei pannelli fotovoltaici, invece, viene consumata del tutto dai siciliani quando la regione si trova in import, ovvero quando assorbe dalla rete più energia di quanta ne consuma». E il bilancio annuale rivela che nei 12 mesi, la Sicilia consuma più energia di quanta ne produce. A fronte di una domanda di 19,1TWh, infatti, la produzione è di 16,1TWh. Di questi, appena 1,86TWh provengono dal fotovoltaico. Inoltre, il fotovoltaico produce molta energia durante il giorno, specialmente al mattino, mentre non ne produce di notte. Se la Sicilia fosse un’entità separata del mercato elettrico, si dovrebbe trovare dove metterla.

Il problema del surplus

«Le alternative sono due», illustra Falabretti. «la prima sono le batterie, che al momento costituiscono una soluzione difficile. Sono molto grandi e costose da produrre, e non vanno bene per volumi energetici così grossi. La seconda è il pompaggio idroelettrico. Si usa l’energia in eccesso per portare l’acqua di un bacino inferiore e un bacino superiore. Così che possa poi passare dalle turbine e immettere nuovamente l’energia nella rete. Si tratta del sistema più diffuso al mondo, ha un’efficienza circa del 70%, minore delle batterie ma è facile da mettere in pratica. Difficile, però, metterlo in pratica in Sicilia, dato che le centrali idroelettriche sono principalmente al Nord», aggiunge l’esperto. Che sottolinea: «Il tema principale è che ora si sta cercando di arrivare a un sistema unitario europeo, che rende tutto più gestibile. Spezzare la rete in varie parti non è sicuramente una mossa vincente. Noi già facciamo parte della rete interconnessa europea. Abbiamo decine di connessioni con i Paesi confinanti e ci sono decine di progetti per crearne altre per rafforzare la rete».

Conclusioni

Il presidente della regione Sicilia sostiene che compensare i danni all’agricoltura, l’energia prodotta dai pannelli fotovoltaici della Sicilia, dovrebbe restare ai siciliani, per abbassare il prezzo delle loro bollette. Per farlo, l’intera isola dovrebbe essere disconnessa dalla rete elettrica europea, un progetto che gli esperti definiscono «impossibile» da realizzare. Oltre all’impossibilità di distinguere la provenienza dell’energia una volta entrata in rete, c’è la questione dell’accumulo: non ci sono batterie o metodi di accumulo sufficienti sull’isola. Ad ogni modo, la Sicilia consuma più energia di quanta ne produce. Di questa, la quota del fotovoltaico è appena l’11%.

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