Negoziati in Ucraina, commercio, clima. La strana coppia Macron-von der Leyen alla corte di Xi Jinping

Da oggi e per tre giorni il presidente francese e quella della Commissione saranno in Cina. Obiettivi simili, agende diverse. Funzionerà?

Evanescente, ma indispensabile. Autoritario, ma con ben altro savoir faire. È Xi Jinping il leader che tutti cercano in questo periodo. Alleati e rivali, osservatori e attendisti, dall’Europa al Golfo al Sudamerica gli occhi delle cancellerie mondiali sono sempre più rivolti a Pechino. A rendere plateale la centralità acquisita dalla Cina nel (dis)ordine mondiale sarà, da oggi a venerdì, la doppia visita nel Paese in cui saranno impegnati il presidente francese Emmanuel Macron e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Che a Pechino arrivano insieme, ma con agende e obiettivi non necessariamente coincidenti, come nota Politico.


Partner o rivale?

Al cuore del doppio viaggio di Macron e von der Leyen sta il dilemma irrisolto per l’Unione europea sul ruolo in cui “incasellare” Pechino: partner o rivale? Dall’urgenza di “sbloccare” la guerra in Ucraina, disegnando una via che porti fuori dal tunnel militare, alla protezione dell’ambiente dai disastri del cambiamento climatico, l’Europa non può fare a meno della Cina. Ma è vero anche il contrario. Lo stesso Xi Jinping ha bisogno di legittimazione internazionale, e l’Ue rimane un mercato di straordinaria rilevanza per l’export cinese. Ma è proprio questa forte interdipendenza economica a preoccupare molti in Europa, specie tra i più sensibili agli ammonimenti degli Usa. Dalle inquietudini per le possibile tattiche di spionaggio “nascoste” sotto l’azione d’impresa di colossi cinesi come Huawei o TikTok all’iper-dipendenza europea da terre rare e altre materie prime essenziali, cresce anche nel Vecchio Continente il partito che tifa per il decoupling – la progressiva “disconnessione” dell’economia europea da quella cinese. A segnalarlo esplicitamente a von der Leyen alla vigilia del suo viaggio è stato il ministro degli Esteri della Lituania, Paese capofila del “sino-scetticismo”. Se l’Ue non si prepara per tempo, «potremmo ritrovarci a non aver altra scelta se non il disaccoppiamento per via delle mosse di Xi», ha ammonito Gabriellus Landsbergis, rievocando quanto i Paesi europei hanno dovuto fare in fretta e furia con la Russia dopo essere stati messi davanti al fatto compiuto dell’aggressione all’Ucraina.


Doppio binario

Von der Leyen sembra intenzionata a tenere conto di questi timori, considerato che sono gli stessi che riecheggiano a Washington, dove la presidente della Commissione è stata di recente e coltiva relazioni cui tiene molto. L’Europa deve mostrarsi più dura con la Cina, dato che questa è diventata «più repressiva all’interno e più assertiva all’estero», ha detto la scorsa settimana von der Leyen in un discorso-manifesto sull’approccio da adottare con Pechino. Senza chiudere la porta, l’ex ministra tedesca ha avvertito che «il modo in cui la Cina interagisce con la guerra di Putin sarà un fattore determinante per l’evoluzione delle relazione Ue-Cina». Un riferimento neppure troppo implicito alla visita fin troppo affettuosa resa due settimane fa da Xi Jinping al Cremlino, e al “piano di pace” presentato dalla Cina per risolvere il conflitto che di pace sa ben poco, rigettando di fatto le esigenze chiave dell’Ucraina. Ma Macron, con altro approccio, conta invece – anche per sfuggire al clima interno fattosi per lui irrespirabile – di inserirsi nei non detti di Pechino per provare a convincere Xi a giocare un ruolo più incisivo nella guerra che dilania da oltre un anno l’Europa orientale. Alla vigilia della partenza, ieri, Macron ha parlato al telefono con il presidente americano Joe Biden. I due, secondo il resoconto ufficiale dell’Eliseo, hanno condiviso «la volontà di ingaggiare la Cina per accelerare la fine della guerra in Ucraina e prendere parte alla costruzione di una pace sostenibile nella regione». L’altra grande sfida globale su cui Macron vuole “risvegliare” Xi dai suoi tentennamenti, stando alla conversazione preventiva con Biden riportata da Reuters, è quella climatica – in particolare «gli sforzi di solidarietà tra Sud e Nord globali per costruire un’agenda condivisa per il clima e la biodiversità».

Delegazione monstre

Meno sbandierata, ma almeno altrettanto cruciale, l’agenda d’affari che si cela dietro alla missione. Specialmente quella di Macron. Il presidente francese sbarca a Pechino accompagnato da una cinquantina di amministratori delegati e top manager delle più importanti aziende francesi, con i quali si prevede farà tappa in diverse regioni cinesi per firmare nuove intese commerciali e aprirne altre promettenti. Mentre von der Leyen, che ieri in preparazione della visita ha parlato al telefono con il presidente ucraino Volodymr Zelensky, si concentrerà più sugli aspetti politici, e proverà a mostrare la faccia più dura. Secondo l’agenda ufficiale delle due missioni, l’unico appuntamento che vedrà insieme Macron e von der Leyen sarà l’incontro congiunto con Xi Jinping, domani giovedì 6 aprile. Mosse scoordinate o sagace strategia di bastone e carota? Entro la fine della settimana la risposta.

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