Scoppia il caso sulla Via Crucis, l’ambasciatore ucraino in Vaticano contro il testo di un giovane russo: «Non dice che sono stati loro a voler uccidere»

La celebrazione in diretta dal Colosseo prevede per la decima stazione la preghiera di un ragazzo ucraino e uno russo. Anche lo scorso anno Andrii Yurash aveva espresso forte dissenso per la partecipazione delle due donne Irina e Albina

L’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede torna ad attaccare i testi della Via Crucis del venerdì Santo: la celebrazione in diretta dal Colosseo, a cui Papa Francesco parteciperà da Santa Marta per via del freddo, prevederà per la decima stazione la meditazione di un ragazzo russo e di un altro ucraino. Il giovane di Mosca racconterà di aver perso il fratello nella guerra in Ucraina e di non aver saputo più nulla né del padre né del nonno chiamati al fronte. «Dimentica di dire che i suoi parenti sono andati in Ucraina per uccidere non solo il padre del ragazzo ucraino ma tutta la sua famiglia, e non viceversa», ha detto Andrii Yurash su Twitter, spiegando di aver saputo della stazione della Via Crucis condivisa da una ragazzo ucraino e uno russo soltanto dai media. Anche l’anno scorso l’ambasciatore di Kiev a aveva espresso forte dissenso per le decisioni prese sulla celebrazione pre pasquale. In quell’occasione il Pontefice aveva deciso di chiamare una donna ucraina e una russa per portare assieme la croce della tredicesima stazione, quella in cui viene ricordata la deposizione del Cristo dalla croce.


Scelta su cui Yurash aveva subito criticato: «L’Ambasciata ucraina presso la Santa Sede capisce e condivide la preoccupazione generale in Ucraina e in molte altre comunità sull’idea di mettere insieme le donne ucraine e russe nel portare la Croce durante la Via Crucis di venerdì al Colosseo», aveva spiegato, «stiamo lavorando sulla questione cercando di spiegare le difficoltà della sua realizzazione e le possibili conseguenze». Alla protesta si era unita anche la televisione di Kiev: «Non trasmetteremo una Via Crucis in cui una donna russa e ucraina portano insieme la croce», era stata la presa di posizione. A quel punto la Santa Sede aveva deciso di trovare un punto di incontro: pur non cambiando la scelta delle due famiglie per la tredicesima stazione, aveva deciso di agire sul testo della meditazione sostituendolo con un simbolico silenzio.


Il testo della meditazione

Se l’anno scorso erano state Irina e Albina, le due amiche, una russa e una ucraina, a condividere la croce di Cristo, quest’anno saranno due ragazzi delle stesse nazionalità delle due donne. Il primo giovane è scappato da Mariupol con la sua famiglia ma poi è tornato in Ucraina. Nella meditazione racconta la distruzione e la paura ma anche l’incoraggiamento ricevuto dalla nonna: «Vedrai passerà tutto. E con l’aiuto del buon Dio tornerà la pace». Il secondo giovane, di nazionalità russa, descrive invece il timore e la vergogna di essere se stesso: «Io invece, sono un ragazzo russo, mentre lo dico sento quasi un senso di colpa, ma al tempo stesso non capisco perché e mi sento male due volte. Spogliato della felicità e di sogni per il futuro», spiega. Nella sua testimonianza anche la storia di suo fratello morto in guerra e di suo padre e suo nonno dispersi. Una linea di dialogo e solidarietà tra i due popoli confermato dal titolo dato alla celebrazione pre pasquale: «Voci di pace in un mondo di guerra».

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