Il procuratore Dumani: «Vi spiego gli affari sporchi tra la mafia albanese e quelle italiane»

Il capo della procura anticrimine di Tirana: i legami si basano su cocaina e criptovalute

Altin Dumani, capo della procura anticrimine di Tirana, dice che tra la mafia albanese e quelle italiane c’è un patto di sangue. Che si basa sulla cocaina e sulle criptovalute. Secondo il capo dello Spak ci sono cittadini albanesi coinvolti in fatti criminali che riguardano principalmente il traffico di droga, il riciclaggio di denaro, il traffico di esseri umani, l’immigrazione illegale e le frodi informatiche. Attività che si svolgono tra Roma, Milano, Firenze, Venezia, Ancona, Torino, Bari, Brescia, Bergamo, Pordenone, Pisa e Lecce. «Un’inchiesta svolta con i magistrati della procura di Catania ha rivelato che un clan albanese collaborava con persone legate a Cosa nostra per riciclare una grossa somma di denaro», sostiene in un colloquio con Lirio Abbate per Repubblica.


Il riciclaggio

«Abbiamo indicazioni e dati, che condividiamo con le autorità giudiziarie del vostro Paese, da cui emergono come i gruppi albanesi collaborino con i clan o le mafie italiane», aggiunge Dumani. Secondo il quale per gli albanesi non si può parlare propriamente di mafia: «I gruppi criminali albanesi sono caratterizzati da stretti legami familiari e sociali, ma senza una chiara gerarchia. Operano principalmente in piccoli gruppi e in collaborazione con organizzazioni locali o con altri gruppi criminali strutturati albanesi». Secondo le indagini della Spak «i settori più coinvolti dal riciclaggio di denaro sono l’edilizia, il settore immobiliare, l’industria leggera, il gioco d’azzardo e il turismo alberghiero. Di recente si è notato anche l’uso delle criptovalute». Poi c’è il caso del costruttore palermitano Francesco Zummo. Che ha cercato di riciclare circa 18 milioni di euro attraverso istituti bancari albanesi.


I sequestri e la cooperazione

Dumani dice che la Spak ha sequestrato questa somma e «il procedimento è al vaglio dei giudici con l’obiettivo del sequestro definitivo dell’intero importo di 18 milioni e 400mila euro». Attualmente la procura coopera con le polizie degli altri paesi: «La Procura Speciale dispone attualmente di diverse squadre investigative congiunte: italiane, britanniche, francesi, tedesche e spagnole. Indagini parallele sono state condotte anche con Danimarca e Norvegia. Il sequestro e la confisca dei proventi di reati rientrano in questa strategia. In tre anni la Spak è riuscita a sequestrare e confiscare beni mobili e immobili, aziende e somme di denaro per oltre 100 milioni di euro».

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