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Profili degli hater chiusi da un giudice, cosa prevede la legge in Germania contro la violenza sui social

11 Aprile 2023 - 23:32 Antonio Di Noto
Il Germania le piattaforme social sono già obbligate a eliminare i post che contengono odio, minacce o insulti

Si preannunciano tempi duri per i troll che infestano i social network in Germania. Il ministero della Giustizia tedesco sta lavorando a una legge che se approvata permetterebbe ai tribunali di bloccare gli account di chi si macchia di discorso d’odio minacce e insulti. Contenuti che in Germania sono considerati illeciti e devono essere per legge – la NetzDG – eliminati dalle piattaforme, che cancellano i post o i commenti dove appaiono. Se bloccare o meno un account, invece, è discrezione della moderazione dei social. Il disegno di legge, visionato in esclusiva dall’agenzia stampa tedesca Ard, permetterebbe agli utenti di chiedere a un tribunale che gli account di chi odia o insulta vengano bloccati purché la richiesta rispetti certe condizioni.

Quando si potrà bloccare un account

Si tratta di un progetto che punta a limitare chi abitualmente viola lo spazio della rete e dovrebbe tornare particolarmente utile nei casi in cui non si sa chi si nasconde dietro un determinato account. Il blocco dovrà comunque essere «proporzionato» e si applicherà in caso di serie «violazioni dei diritti personali». Cosa rientri o meno in questi parametri verrà stabilito dai giudici. Ad ogni modo, un account dovrebbe essere bloccato solo se le alternative – ad esempio la cancellazione del post incriminato – vengono considerate insufficienti. Ad esempio quando si paventa il rischio di reiterazione. Stando alla bozza attuale, i profili potranno essere bannati solo «per un periodo di tempo limitato». La proposta di legge è stata accolta positivamente dai giudici tedeschi, anche se c’è chi, come Ulf Buermeyer il motivo della necessità di reiterazione del comportamento illecito. «Perché a qualcuno dovrebbe essere concesso insultare anche una sola volta?», si domanda citato da Ard.

Foto di copertina: freestocks su Unsplash

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