Gli insulti razzisti al maratoneta azzurro Iliass Aouani: «Non sei italiano». Lui risponde: «I veri italiani non sono razzisti»

Il podista domenica scorsa a Barcellona ha infranto il record nazionale nella maratona

«Anche questo è comprato, ma non è possibile». «Non è italiano, è nato in Marocco». «Ormai c’è più mischiume in tutti gli sport». Questi sono solo alcuni dei commenti irrispettosi e razzisti rivolti al mezzofondista e maratoneta italiano Iliass Aouani, che domenica scorsa a Barcellona ha infranto il record nazionale correndo i 42,195 chilometri della maratona in 2h 07′ 16″. A denunciare la situazione è lo stesso atleta, nato a Fquih Ben Salah, in Marocco nel 1995 e trasferitosi in Italia all’età di due anni. Sul suo profilo Instagram Aouani posta diversi screenshot dei commenti pubblicati su Facebook. Probabilmente scritti sotto a un post che dava la notizia del suo primato, che migliora di tre secondi quello di Eyob Faniel, podista italiano 30enne nato ad Asmara, in Eritrea. Gli insulti, sono arrivati anche per lui: «Aouani batte Eyob… Record italiano… Mah… come rimpiango i tempi di Baldini e Meucci», scrive un utente indignato.


Il messaggio

A chi lo attacca, Aouani risponde con pacatezza, in un lungo messaggio su Instagram: «L’Italia è un bellissimo paese di gente di gran cuore. 26 anni fa questa terra mi accolse e mi crebbe come fossi suo figlio e diede a me e alla mia famiglia opportunità di cui saremo sempre grati. Non amo chi approfitta dell’albero che, cadendo, fa più rumore della foresta che cresce per lanciare propagande che rappresentano l’Italia come un paese razzista. È ingiusto nei confronti dei veri italiani, che rappresentano il 99% della popolazione. La mia non è una reazione di rabbia, ma di semplice pena, perché questi commenti sono un’indicazione di una mentalità limitata e una vita mediocre, persone che probabilmente non hanno mai fatto sacrifici nella vita e che di conseguenza sono incapaci di riconoscere e rispettare i sacrifici altrui», scrive il primatista. «La mia missione – continua il maratoneta – è quella di lasciare un impatto attraverso lo sport, insegnare che la diversità è una ricchezza e senza di essa non avremmo celebrato le ultime medaglie d’oro olimpiche. Insegnare che una persona va giudicata dallo spessore del suo pensiero e comportamento e non dalla provenienza del suo nome o dalla quantità di melanina nella pelle. “Sii come un albero. Quando viene colpito da pietre, esso risponde dando i suoi migliori frutti“».


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