Meloni: «Artem Uss? Ci sono anomalie». E sulla protezione speciale: «Il nostro obiettivo è eliminarla»

La premier, a margine delle missione in Etiopia, conferma la linea dura del governo rispetto all’immigrazione e afferma che parlerà con il ministro Nordio del caso dell’uomo di affari russo

La premier Giorgia Meloni, a margine della missione in Etiopia, ha commentato con i giornalisti il caso di Artem Uss, uomo d’affari vicino a Vladimir Putin evaso lo scorso 22 marzo dai domiciliari a Milano. Esprimendo la sua perplessità: «Sicuramente il fatto è abbastanza grave, mi riservo quanto torno di parlarne col ministro Carlo Nordio per capire bene come sono andate le cose, sicuramente ci sono anomalie». La principale stranezza, spiega, risiede nella «decisione della corte di appello di tenerlo ai domiciliari con motivazioni discutibili e di mantenere la decisione anche quando c’era una decisione sull’estradizione: quindi credo che il ministro abbia fatto bene ad avviare un’azione disciplinare. Bisogna fare chiarezza». La premier espresso anche le intenzioni del governo rispetto al dl migranti: «Io ho come obiettivo l’eliminazione della protezione speciale, perché si tratta di un’ulteriore protezione rispetto a quello che accade al resto di Europa. C’è una proposta di maggioranza nel suo complesso, non è un tema su cui ci sono divergenze. È complessa ed è normale che ci siano diversi emendamenti». Il riferimento è al decreto Cutro all’esame della commissione affari costituzionali del Senato: il governo ha presentato nei giorni scorsi maxiemendamenti che, tra le varie cose, introducono limitazioni per la protezione internazionale. Una modifica fortemente voluta dalla Lega.


Che cos’è la protezione speciale

Il termine «protezione speciale» fa riferimento a un particolare tipo di permesso di soggiorno, che consente di restare in Italia ai richiedenti asilo che non possono ottenere o non hanno ancora ottenuto la protezione internazionale. Introdotta dal precedente governo, questa tipologia di permesso viene concessa dalla Commissione territoriale e ha una durata di 2 anni, ma (come ricostruisce l’Adkronos) è rinnovabile. Per ottenerla, il migrante deve dimostrare di essere integrato in Italia (per vincoli familiari, durata del soggiorno o altro), e l’esistenza di particolari rischi in caso di respingimento: si va dalla persecuzione per motivi di razza, sesso, lingua, religione, opinioni politiche al rischio di essere rinviato verso uno Stato nel quale non sia protetto. Ma conta anche il pericolo di essere sottoposto a tortura o a trattamenti inumani o degradanti. Lo può ottenere, infine, anche il migrante per il quale il respingimento comporterebbe una violazione del diritto al rispetto della propria vita privata e familiare.


Le polemiche

Il dibattito attorno al permesso di soggiorno per protezione speciale si è riacceso recentemente a causa delle pressioni della Lega, che pretendeva da Fratelli d’Italia più severità nelle norme in materia di immigrazione. Il partito di Matteo Salvini non puntava solo a un’ulteriore stretta sui permessi rilasciati per protezione speciale, ma anche a riduzioni del numero e revoche più agili dei permessi di soggiorno e a nuove norme sui periodi di trattenimento nei Cpr, i Centri di permanenza per i rimpatri. Mentre il Quirinale ha sollevato dei dubbi su una stretta eccessiva sull’accoglienza, si attende il 10 maggio: entro quella data, il decreto deve essere convertito in legge. Nel frattempo, le opposizioni hanno annunciato che presenteranno decine di emendamenti: una strategia di ostruzionismo che tenterà di far slittare l’approdo in Aula del testo, calendarizzato per martedì 18 aprile.

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