Cospito, la Consulta dà ragione all’anarchico: così potrà avere uno sconto di pena

Per la Corte Costituzionale è «incostituzionale non riconoscere le attenuanti»

La Corte costituzionale ha aperto un varco perché Alfredo Cospito possa ottenere uno sconto di pena, facendo così cadere la norma che avrebbe vincolato la Corte d’assiste di Torino alla condanna all’ergastolo per l’attentato alla Scuola allievi carabinieri di Fossano. Dichiarato illegittimo il quarto comma dell’articolo 69 del codice penale «nella parte in cui vieta al giudice di considerare eventuali circostanze attenuanti come prevalenti sulla circostanza aggravante della recidiva di cui all’art. 99, quarto comma, cod. pen., nei casi in cui il reato è punito con la pena edittale dell’ergastolo – dice una nota della Corte, secondo cui – il carattere fisso della pena dell’ergastolo esige che il giudice possa operare l’ordinario bilanciamento tra circostanze aggravanti e attenuanti previsto dai primi tre commi dello stesso art. 69. Conseguentemente, il giudice dovrà valutare, caso per caso, se applicare la pena dell’ergastolo oppure, laddove reputi prevalenti le attenuanti, una diversa pena detentiva».


La Corte costituzionale era chiamata ad esprimersi sulle attenuanti che potrebbero essere applicate all’attentato contro la Scuola carabinieri di Fossano, nel 2006. Protagonista è Alfredo Cospito, ritenuto responsabile dell’esplosione di due ordigni nascosti nei cassonetti all’ingresso dello stabile. La deflagrazione non causò né morti né feriti, ma quando la Cassazione rinviò il caso alla Corte d’appello di Torino per una rideterminazione della pena, i giudici inasprirono i 20 anni di reclusione per strage: regime di carcere duro al 41 bis, inquadrando il reato come «strage contro la sicurezza dello Stato». Oggi, 18 aprile, la difesa dell’anarchico solleva davanti alla Consulta una questione di incostituzionalità: «La pena fissa è stata dichiarata indiziata di incostituzionalità perché non consente di parametrare la pena all’offesa», afferma il legale in un passaggio.


I giudici devono pronunciarsi sulla costituzionalità dell’articolo 69 del codice penale, secondo cui per il reato di strage politica, se c’è recidiva, sono impediti sconti di pena. L’avvocato generale dello Stato Paola Zerman, invece, sostiene che il riconoscimento di attenuanti per lieve entità del fatto commesso da Cospito «porterebbe a un vulnus nel sistema». A mo’ di esempio, ritiene che graduare la pena, passando dalla condanna dell’ergastolo ostativo a un altro regime carcerario, «può aprire la strada a riconoscere la lieve entità ad altri reati come l’associazione mafiosa».

Zerman aggiunge: «L’equivoco di fondo è che laddove non ci siano morti il fatto sia considerato di lieve entità», ma l’articolo 285 punisce chiunque, contro la sicurezza dello Stato, compia attentati. «Si può cambiare la politica, ma sempre in modo democratico. L’anarchico è colui che non agisce mai isolato perché dietro c’è l’ideologia. L’anarchico ritiene che la violenza possa vincere». Intanto, Flavio Rossi Albertini, il difensore di Cospito, all’uscita dalla Corte costituzionale annuncia: «Domani avrò un colloquio con lui. Speriamo di avere già la decisione della Consulta, così da poterci orientare alla comprensione di che cosa fare ora». Per quanto riguarda le condizioni del suo assistito, «non si alimenta con pasta, pesce e carne, da 180 giorni. Non avremmo mai pensato che sarebbe giunto vivo al 18 aprile. Ma ha perso la capacità di deambulare, non muove più un piede e ha perso 50 chili di peso».

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