Strage di Erba, l’avvocato di Rosa e Olindo rilancia la tesi della strage per «una faida di droga». Spunta un testimone che viveva in quella casa

«I vicini non c’entrano. Azouz Marzouk effettuava traffico internazionale di stupefacenti e la sua abitazione faceva da base logistica», ha continuato Fabio Schembri ospite di Porta a Porta

La strage di Erba sarebbe stata compiuta nell’ambito di una faida in corso per il traffico internazionale di sostanze stupefacenti, anche perché la casa di Azouz Marzouk era la base di quella attività di spaccio. Nei giorni in cui l’inchiesta sull’efferato omicidio di Raffaella Castagna, il figlio Youssef Marzouk di 2 anni, la nonna del piccolo Paola Galli e una vicina di casa, Valeria Cherubini, torna al centro del dibattito in merito alla condanna dei coniugi Rosa Bazzi e Olindo Romano, l’avvocato della coppia Fabio Schembri formula la sua tesi su quanto accaduto nel dicembre del 2006. Ospite di Porta a Porta su Rai Uno, il difensore ha spiegato le ragioni alla base della sua ricostruzione dei fatti: «Noi abbiamo rintracciato un testimone che era residente nella casa della strage. Lui effettuava il traffico internazionale di sostanze stupefacenti utilizzando quale base logistica proprio la casa della strage insieme ai fratelli di Azouz Marzouk e c’era una faida in corso», chiarisce l’avvocato. «Anche lui venne ferito da un gruppo rivale per questa faida. Quella casa era una base logistica vera e proprio e in quella casa venivano custodite le somme di denaro e la sostanza stupefacente». Nel racconto del difensore nessuna menzione di responsabilità alla coppia di vicini accusata di aver commesso gli omicidi. «I vicini non c’entravano», ribadisce Schembri, «si sono trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato».


Poi il riferimento a tre figure per ora ignote: «Ci sono tre testimoni che all’ora del delitto, sul luogo del delitto, hanno visto tre arabi. Olindo e Rosa non sono stati visti da nessuno. E anche Frigerio (il testimone ferito la sera della strage, ndr.) diceva inizialmente di aver visto un soggetto olivastro». L’avvocato ha più volte sottolineato che il collegio difensivo di Romano e Bazzi «ha calcolato nelle indagini 243 errori» e che «anche la sentenza della Corte d’Assise d’Appello attesta che effettivamente ci sono tantissimi errori». A sostegno di questa tesi, secondo Schembri, anche alcune intercettazioni ambientali che parlerebbero chiaro. «Olindo dice a Rosa che i carabinieri gli hanno detto che, se confessa, lei se ne va a casa e lui dopo qualche anno la raggiunge. Anche se non sono stati loro, questo gli sembra il minore dei mali». Parole che secondo l’avvocato spiegherebbero il perché la coppia abbia deciso di confessare una strage in realtà mai compiuta.


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