Anche Romano Prodi si era innamorato di ChatGPT: «Pensa e scrive proprio come me». Ma il Garante gli ha interrotto l’emozione

Il test fai da te dell’ex presidente del Consiglio su un saggio di economia aveva dato risultati stupefacenti

L’esperimento è avvenuto qualche settimana fa, prima che il Garante per la privacy in Italia mettesse la museruola a ChatGPT, l’applicazione di intelligenza artificiale che stava iniziando ad essere usata abitualmente in molti settori applicativi. A volere testare la sua funzionalità è stato un signore che va ormai per gli 84 anni, ma a cui non mancano curiosità e interesse per l’innovazione: Romano Prodi. Riunendo alcuni suoi collaboratori e amici l’ex presidente del Consiglio ha provato a chiedere alla ChatGPT ancora funzionante di provare a scrivere un saggio breve di economia secondo il pensiero di Romano Prodi. E poi ha chiesto di scrivere un altro sulla base delle teorie di Giulio Tremonti, che il professore bolognese considerava ai suoi antipodi. Non ci è voluto molto per ottenere dall’intelligenza artificiale i due brevi scritti che in effetti erano molto differenti nei contenuti. Prodi li ha letti entrambi mentre i collaboratori lo guardavano in attesa della sua pagella. Il professore non ha voluto dare un voto all’elaborato del Tremonti virtuale, ripromettendosi di farglielo avere per un giudizio del diretto interessato. Ma ha letto le tesi del “Prodi virtuali” a bocca aperta, esclamando divertito: «Però…». E ha sentenziato: «Sì, nulla da ridire. Questo testo è assolutamente fedele a quello che penso io». Ci avrebbe giocato ancora volentieri, l’ex premier. Ma bisogna chiedere prima al Garante di togliere quel bavaglio così discusso.


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