Nepal, prof italiano arrestato per furto di beni archeologici. Multa da 350 euro: «Un incubo durato 50 giorni» – Il video

Tornato in Italia prima di conoscere l’esito del processo, Tiziano Ronchi ha raccontato la sua esperienza in un videomessaggio

Ha il volto tirato e la voce emozionata, Tiziano Ronchi, nel videomessaggio in cui annuncia la decisione del tribunale di Nepal che lo accusava del furto di beni archeologici e che lo aveva rilasciato su cauzione un mese fa. La sua «disavventura», così la definisce, gli è costata solo 350 euro di ammenda e il respingimento di qualsiasi richiesta detentiva. Ma di questa esperienza il professore si ricorderà a lungo. Nelle parole scelte per descrivere quanto accaduto, Ronchi parla delle condizioni delle carceri e dei detenuti e del suo rapporto con il Nepal. «Un esito davvero paradossale se penso alla situazione estrema a cui sono stato sottoposto per circa 50 giorni», ragiona il docente di Arti Visive all’Accademia Santa Giulia di Brescia, «il pensiero di quanto vissuto per me si trasformerà in un impegno costante verso coloro che non hanno voce e che sono tuttora ingiustamente reclusi e costretti a un silenzio straziante». Un pensiero poi al supporto delle autorità diplomatiche italiane che sono intervenute per risolvere la questione del concittadino, e i «momenti in cui mi è stato permesso di sentire la mia famiglia, che è sempre stata al mio fianco anche se a distanza». Nonostante la grande paura e la sensazione di aver vissuto un’ingiustizia: «Seppur costretto a sperimentare situazioni claustrofobiche, pressioni, interrogatori, isolamento, lutti silenziosi, dolore, l’amore e il rispetto profondo che sempre ho provato e sempre proverò nei confronti del Nepal e della sua gente mai si spegneranno».


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